martedì 26 aprile 2011

quanto è difficile





Questa sera sono tornata tardi a casa perchè dopo il lavoro io e Gio siamo rimaste fuori studio a parlare. Condividiamo quattro mura e mezzo (tanto è grande il nostro piccolo studio) e non riusciamo a parlare delle nostre cose se non quando usciamo di lì, come se, riempendole delle nostre vite non fosse più possibile  avere spazio per noi.
Dice che guarda i miei occhi e li "sente" tristi, che legge quanto sono amareggiata.
Le ho spiegato che è così, che non ho superato questa nuova perdita, che mi segno  con la matitina i momenti in cui non sento stringersi la gola, che solo quando mi distraggo, allora la vita sembra più semplice, ma che io una vita così non me l'ero immaginata.
Le dico che sto cercando di ricordare come ero prima della ricerca di questo figlio, che non me lo ricordo più.
Che stanotte mi sono sognata il marito della mia amica Pami che mi ha lasciato da due anni, che questo significa che io non ho elaborato nulla. Che non ce l'ho questa capacità ora, non sono capace di andare avanti. Che il mio futuro non me lo immagino ma che il guaio è che non riesco nemmeno a pensare al presente.
Come si chiama questa? depressione?
chiamatela come volete, fatto sta che c'è.
Io la chiamo inizio del cammino.
Conosco il mostro e so che lo devo combattere, ma non so come.
Ecco.
Non so come fare a stare bene. Devo lavorare in questo senso, capire quale è lo strumento per imparare a stare bene. E non ditemi : la palestra, la dieta, lo yoga, i balli di gruppo, il volontariato in Chiesa. No. Per favore. Sono dotata di una sottile capacità emozionale, tale da farmi dividere le cose che mi "distraggono" dal mondo, dalle cose che mi fanno vivere. E la ricerca di mio figlio è una di queste ultime. Dunque, non sarà una palestra a farmi stare bene, no. Ma ora, non so cosa è, e dunque, consapevolmente sto male.

E non lo so come si fa a vivere così, ma si vive. Mi basta aggrapparmi all'odore di Fabio a pensare che questo momento passerà e che mio figlio arriverà, ed io sarò una brava mamma, più consapevole di altre, più difettosa, è probabile, ma già in grado di fare delle scelte.
E passerà lo so.
Per questo non mi preoccupo per questa brutta bestia che è l'ansia, so che è causa-effetto di quello che ci è accaduto e che questo è il mio modo di vivermi questa nuova perdita, avvenuta dentro di me.
Finchè non troverò il modo di riporla in un cassetto e cercare di dimenticare.

5 commenti:

  1. così a bruciapelo so dedicarti solo due lacrime di affetto...cosa potrei dire ora?come potrei consolare questo dolore?in questo momento non lo so ma sento il bisogno quasi fisico di lasciarti una traccia...di dirti che ti sento e che sono con te...

    Ele

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  2. Quando ci toccano dolori così grandi, nessuna parola può lenirli, nessuno può sostituirci. Non vorremo certo viverli, ma ci tocca. Forse, l'unico modo è accettare che stiamo male e cercare di vivere, come stai già facendo tu. Un abbraccio.

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  3. grazie eleonora, è importante quello che mi scrivi.

    speranza, passa, lo so, e ora non posso fare finta che le cose stanno così..già.

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  4. Anna, è vero, è l'inizio di un cammino. Il dolore è una landa che dobbiamo attraversare, cercare di aggirarla non serve a nulla.
    Tempo fa, quando mi sentivo proprio male, parlarne con qualcuno mi è servito tanto. Non solo allora, ma anche adesso, perché le parole, le riflessioni mi tornano alla mente e costituiscono per me una linfa. Sono tutte cose che ti ho già detto... pensaci, per favore. Può sembrare difficile all'inizio, si può anche sentire come un rifiuto e non mi sento di dirti che si tratta di un percorso facile... ma è così importante... dovresti provare, almeno provare.

    Un abbraccio.

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  5. posso solo immaginare come ti senti..
    e forse nemmeno fino in fondo.. ecco perchè ti do un sincero abbraccio..
    sfogati con qualcuno, non tenerti tutto il dolore dentro.. la tua sofferenza è normale, ma come dici tu devi riuscire ad andare avanti.. e questo non significa dimenticare.. ma.. crescere! per diventare migliori

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grazie per essere qui.