venerdì 30 settembre 2011

Sei qui

Anna, giugno 2010

"...Allora ti racconto che il mio bimbo viene chiamato da noi "nevischietto" perchè in un'insolita giornata di quest'inverno, a Roma nevicò. Quel giorno eravamo sicuri sarebbe arrivato il nostro bimbo. Ora, nevischietto è un pò fuori stagione, visto che sta arrivando l'estate, ma sappiamo che deve ancora arrivare..."





Sta arrivando l'autunno ora, e tu amore mio, sei qui.
Sei dentro il mio respiro, sei il mio profumo, sei il mio sangue, sei i miei occhi, sei la mia pelle e i miei capelli.
Il mio corpo ti protegge e vive concentrandosi su di te.
Il mio cuore è tuo e ora batte insieme al tuo.


Grazie per essere qui tra noi amore mio.
Teniamo duro, andiamo avanti così.
Ti amo tanto.


Io sono due.





lunedì 26 settembre 2011

luce...


Parlami come il vento fra gli alberi
Parlami come il cielo con la sua terra
Non ho difese ma
Ho scelto di essere libera
Adesso è la verità
L'unica cosa che conta
Dimmi se farai qualcosa
Se mi stai sentendo
Avrai cura di tutto quello che ti ho dato
Dimmi
Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni
Ascoltami
Ora so piangere
So che ho bisogno di te
Non ho mai saputo fingere
Ti sento vicino
Il respiro non mente
In tanto dolore
Niente di sbagliato
Niente, niente...
Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni in una lacrima
Come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra su nuovi giorni
Il sole mi parla di te... mi stai ascoltando?
Ora la luna mi parla di te... avrò cura di tutto quello che mi hai dato...
Anche se dentro una lacrima, come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni in una lacrima come un sole e una stella
Siamo luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni
Ascoltami
Ascoltami
Ascoltami
Ascoltami
Ascoltami
Ascoltami
Ascoltati
(Elisa)

venerdì 23 settembre 2011

mi manchi

ho parlato di te per due ore di seguito, e le lacrime si sono mescolate al ricordo.
sei sempre con me.
da te inizia tutto,
la volontà di diventare mamma, la volontà di vivere.
E forse è questa la ragione per cui ora non ci sei più.
Cerco il motivo, a distanza di due anni, e mi sembra di non trovarlo.
Eppure io sono diversa, da te in poi.
Sono un'altra Anna, che affronta il dolore e la felicità intensamente, tanto da sentirsi accanto a me, come fossi in vita.
Mi manchi.
E il dolore più grande è il pensiero di aver perso anni di te dietro un mondo che mi interessava di più, per ritrovarti poi, solo alla fine.
Grazie per avermi voluto con te alla conclusione della tua stagione. Non la dimenticherò mai quella telefonata.
Mi rimangono i ricordi dei particolari di te, cose inutili, che normalmente non ti segni...le tue piccole dita con le unghie trasparenti e corte, ma di quando da piccola le mordevi fino a farle diventare viola, non di quando eri già grande e le pittavi di rosso, i tuoi capelli sottili castano chiari, e come diventavano biondi al mare. Mi ricordo le lentiggini sul viso quando il sole picchiava, e la tua pelle chiara. Mi ricordo che da bambina volevo essere come te, perchè per me eri la bellezza. E in tutta la mia vita non ho fatto altro che cercare la tua approvazione, anche se eravamo diverse, anche se non mi dicevi che mi volevi bene.
Era da tempo che non parlavo di te.
L. non ce la fa. Sta male da quando te ne sei andata. Noi tre insieme avevamo un senso. Ora non c'è più. Continua a tenere ferma la sua esistenza e non fa più entrare nessuno nella sua vita. Aiutala ti prego, aiutala da dove sei, da dove sei andata a finire, come aiuti me, nella costruzione del progetto più grande della mia vita, diventare mamma, come tu a tua volta sei.
Quante volte ti ho chiesto di far scendere giù il mio angelo.
Sono qui Pam, impotente ora, passiva e sconfortata. Non è giusto, lo so. Ti chiedo aiuto, non andare via da me, il tuo ricordo mi dà la forza di reagire e di sperare, come tu mi hai insegnato.

venerdì 16 settembre 2011

...a partire da un taglio.


Avevo detto che mi sarei tagliata i capelli solo in caso di una gravidanza. Io, maniaca del capello lungo, che in realtà vuol dire maniaca delle abitudini che non cambiano, dell'immagine sicura, delle calma, mi ero detta che avrei tagliato la grande chioma solo se il pupo mi avesse degnato di attenzione decidendo di istallarsi per nove mesi (non un giorno di meno) nel mio utero. Ma è evidente che il pupo fa come cacchio gli pare a lui ed io mi sarei pure rotta le scatole di mettere in stand by tutto. Non  mi sono di certo rapata a zero. Rimango sempre io, non è che sono impazzita, abbiamo iniziato, diciamo così, il taglio, sfoltendo di 10 cm (!!!) la criniera ormai un pò spenta.
A onor del vero, ho anche "riflessato", un bel mogano scuro, per togliere quel color castano-topo che il mare ti regala a fine stagione.
E mentre sono lì che me la godo della mia GIGANTESCA decisione (non c'era nemmeno una cliente, solo una ragazzetta sotto il phon, e quindi sapevo avrei fatto pure presto presto), ecco che la mia momentanea collega sotto il phon mi comincia a parlare di capelli, di ricci, di tagli, di decisioni, ed io (che tutto sommato oggi non era poi una brutta giornata) cerco di essere affamibile accontentando la chiaccherata, fino a quando la donzella non mi si gira sulla sua sedia a rotelle per osservare la nuova pettinatura e mi mette in faccia, altezza naso (giuro) una bella pancia di 9 mesi!
e no cazzo.
una cliente. una sola!
ma perchè mi perseguitate?
nascondo la mia faccia a pera, mentre lei ammira i suoi riccioli (e la sua pancia che nel contesto faceva pure pendant ) e la parrucchiera (ovvio) la riempie di complimenti di quanto sta bene di quanto non è ingrassata di quanto è bella la sua pancia, e (dulcis in fundo) si argomenta del fatto che nella precedente gravidanza (non ne bastava una) aveva preso più kg, "ma sai, è passato solo un anno dalla prima gravidanza, non ho fatto in tempo a smaltire tutti i kg!".
bocca asciutta.
non è finita.
la mia parrucchiera è la mia ex alunna, la bimba che si nascondeva dietro le tende per la paura della sua nuova maestra, quella che aveva una manina piccola piccola che non teneva in mano nemmeno una matita, ecco, quella che oggi, con due tettone da paura, mentre mi pettina mi dice " e tu? è ora eh?"  (è ora????) ed io, il più diplomaticamente possibile, "non è così facile..." e lei "no certo, bisogna volerlo però!" ed io  " no tesoro, devi sapere che non sempre basta la volontà" e lei " ah bè certo. bisogna essere in due a volerlo!"

beata innocenza.
Inutile dire che il resto della pettinatura è stato una confessione in piena regola di tutti  i tentativi di gravidanza delle sue amiche/cognate/zie/sorelle, che lei non vuole certo aspettare quanto la ragazzina con la panza "ma perchè quanti anni ha?" "trenta".  TRENTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! VOGLIO UCCIDERMI!
e giù tutto un racconto di ginecologi e di visite.
Ho avuto i conati per mezzora.
Ma li ho nascosti bene naturalmente, perchè io sono una trentasettenne a modino, mica pizza e fichi.
E mentre la panzona se ne andava, seguita dal corpo di questa ragazzina (si perchè a quel punto la mia attenzione era focalizzata solo lì, il resto era un inutile accessorio), ho pensato: "ma quanto è facile concepire in fondo? non può essere che io veda solo il brutto della faccenda. Non è possibile. E' la cosa più naturale del mondo, la più semplice, la più dolce, la più tenera. Non è possibile. E' facilissimo concepire così, con il cuore leggero, e la bellezza dentro. Ci sarà pure una ricetta per arrivare a questo no?"

martedì 13 settembre 2011

pensavo che.

...non è che io abbia mai pensato di essere una di quelle donne con scritto in faccia "c'ho il culo", no. Questo lo avevo capito da tempo. Non che io creda alla sfiga, no. Credo che ognuno debba fare una certa strada e se questa strada è tortuosa o diritta credo dipenda poi da come si guarda la strada, insomma, secondo me comunque vada, dipende dal punto di vista.
Comunque un pò ci speravo che stavolta sarebbe andata bene, ci speravo davvero.
Ho pensato che, il sole, il mare, il sale, e gli aperitivi, il rilassamento, i pensieri accantonati e noi, finalmente senza paura, e noi finalmente liberi da visite mediche, analisi e cure, ho pensato che cinque mesi di dolore potessero bastare e che qualcuno potesse prendersi la briga di restituirmi questo figlio ormai negato troppe volte.
E allora lo so bene che questi discorsi hanno poco senso razionalmente parlando. E lo so che questo era il primo mese dopo tutta la sofferenza, lo so che i bambini alle donne come me non vengono dati con un tentativo, e lo so. Lo so. E che lui mi dice questo è il primo tentativo, e tutto il passato non conta più.
Ma come si fa a cancellare due anni di attesa e tre vite appena iniziate e poi spente subito? come si fa?

domenica 11 settembre 2011

...e la luna bussò...

"io sono felice di combattere per mio figlio e so che questa è la nostra strada per arrivare a lui. Non mi importa degli altri e di come riescono ad avere un bambino,  da qualche parte è scritto che questa è la nostra storia, ed io sono felice di questo. "

no. non le ho dette io queste parole, sono parole di un uomo (increddddibbbile), un ragazzo al  terzo aborto (piacere!) davanti a me, mentre acovacciata sul divano, mi dondolavo, cercando di far passare velocemente questo nuovo ciclo.








giovedì 8 settembre 2011

...e solo chi è capace di un volo è davvero pronto per un viaggio...

...e solo chi è capace di un volo è davvero pronto per un viaggio...





c'ho provato.
te lo giuro.
ho provato ad essere felice.
ho fatto di tutto e molto di più.
e ho sognato.
Ho sognato di vederti finalmente arrivare senza fatica, senza pianti, senza sofferenza.
e te lo giuro, mi sono goduta le vacanze, anche se brevi, e ho cercato di non pensarti, ma non posso mentire, io e lui ci siamo sentiti soli senza di te, ci son sembrati inutili gli aperitivi al mare, le colazioni in paese, le passeggiate e le nuotate. Siamo andati avanti, ma tu non c'eri, ed io, davvero, ho sognato che per una volta, l'unica volta che serviva a noi, avessi deciso finalmente di tornare.
Invece no.
Ancora una volta, la prima dopo tanto dolore, ancora una volta, maledetto ciclo.
maledetto.
maledetto.
maledetto.
tu ti neghi ed io mi spengo.
Perchè noi no?Perchè? Non so più a chi chiederlo, non so più dove cercare il conforto, non so più a cosa credere.
Ho pregato, ho rispolverato gli amuleti, ho fatto finta di niente, ho sperato, ho atteso, ho aperto le braccia e chiesto che mi si facesse tutto quello che era necessario per portarti a noi, ma tu no. Tu no.
Non ho più parole per confortare intorno a me, non ho più niente da dare, ho finito le scorte. Troppo.
Ho creduto che il mare e il sale,
che la spensieratezza,
la sabbia e la taranta,
la magia del salento,
l'energia di quella terra,
ho creduto che l'estate potesse essere complice,
e le vitamine,
le medicine,
gli integratori,
l'amore e
la pausa da te.
Lontano o vicino tu non arrivi, e quando lo fai, te ne vai, in un batter di ciglio.
sono stanca?
no.
ho finito le vacanze da una settimana,
sono stata in pausa ricerca per cinque mesi,
non sono stanca.
Voglio smettere di volere un figlio.




sabato 3 settembre 2011

Lu Salentu






Postato 15 agosto 2004 - 11:14

Porto Badisco 
ore 19.30 
Ecco, questa è l'ora che aspetto per tutta la giornata. 
Il sole sta calando definitivamente, il cielo decide il vestito della sera: oggi è bianco, odore di incendio nell'aria, fumo denso che nasconde l'orizzonte. 
Nei campi di tabacco si osservano i colori della terra adeguarsi a luce soffusa di ovatta bagnata e di nostalgici canti di donne salentine. 
Mi piace cospargermi di crema idratante in questo momento, osservare la pelle assetata di fatica diurna, assorbire come cretti in un deserto acqua di vita quotidiana. 
La pelle è dorata ora, non nera, non mi piace rimanere al sole per ore, per poi sfoggiare in città, abbronzature da dover mantenere con lampade artificiali, e soprattutto non sono disposta a sopportare il mio caldo e quello di altri lucidi corpi nudi a fianco del mio ombrellone. 
Amo lo scoglio, quello solitario, quello di questa ora, quando ancora caldo ti accoglie noncurante e ti permette di diventare terra nella terra. 
Pelle dorata dunque, che sa di benessere, di orologi nei cassetti, di telefonini spenti, di silenzi non imbarazzanti. 
Amo la spiaggia silenziosa, quando i bagnini raccolgono i lettini e qualche falò di ragazzi, muniti di chitarra, comincia ad accendersi. 
Mi siedo davanti al sole, al mare, a questa pietra bianca, ai campi di tabacco, a questo blues doloroso di taranta, e ascolto ogni centimetro del mio corpo, vivo, muoversi, assorbire, dissetarsi di acqua dolce dopo il sale della giornata. 
E' un gioco di silenzi, odore di selvatico, brezza marina. 
Mi adeguo e gioco anch'io. 

Parto.
Parto con il ritmo dei tamburelli nel cuore.

T'amu pé le caruse e li vagnoni,
le fimmine spusate e le ziteddhe,
le pizzoche, lu pisce e li mieri boni,
pé le fiche martane e le friseddhe.


Ombre lunghe di giovani gonne bianche nelle aie assolate, sotto sguardi attenti ad infilare tabacco.
Danze trascinanti di sud abbandonato, di case bianche e ornamenti intatti di nostalgico settecento leccese.

E t'amu pé li vivi e pé li morti,
pé lu cielu, pé l'aria e le campagne,
pé le strade smartate e li vichi storti,
pé li fiuri, li canti e pé le sagne...


Paesi polverosi, dimenticati e accarezzati da lune rosse e piazze dal sapore aspro di serliane intatte.
Occhi che spiano dietro finestre chiuse e sorrisi generosi di mani sicure, di strette, abbracci e cuore.

T'amu, beddha carusa, e nnu lu sai,
forsi, forsi de cchiui d'Utrantu mia,
m'hai riparatu tie de tutti li guai,
tie m'hai datu la pace e la llicria...


Parto.
Terra rossa dentro di me.
E profumo di pane alle olive, di meloni bianchi e pasta fatta in casa.
Occhi nei colori di turisti variopinti, di mare violentato e di intonaco bianco.

Comu se chiama, nzomma, sta carusa?...
Se chiama Uscianu, nome benedittu:
de cchiui nnu sacciu dire e cercu scusa,
ma quandu dicu Usciano è tuttu dittu.


Parto e torno ricca.
Di sapori
Di amore
e di passione.

Ogne cosa de Uscianu luce e ndora,
cu li numi cchiù beddhi vau lla chiamu,
ma pé l'amore miu ncé na palora,
una surtantu: t'amu,t'amu,t'amu.


Antonio Sforza
poeta salentino (Otranto 1891-Scorrano 1979) 

venerdì 2 settembre 2011

diversa

oggi ho passato una giornata con mia nipote.
E' raro che questo accada ma pare che oggi le congiunzioni astrali siano a mio favore e così stamattina, abbiamo fatto il bagno in piscina insieme, poi lei si è fatta fare la doccia nel mio bagno di casa, si è fatta asciugare, vestire, phonare, senza mamma e nonna e senza capricci. Mio marito era al settimo cielo! e nel pomeriggio, siccome mia madre doveva partire per il we ce l'ha lasciata dopo la siesta e insieme abbiamo visto i barbapapà e poi, poi...l'abbiamo accompagnata ai giardini pubblici con le giostre! le famose giostre tanto decantate, di cui sento meraviglie da mesi!!

Siamo arrivati, io e mio marito, praticamente tirati da mia nipote che, espertissima, ci ha fatto vedere quali erano i suoi giochi quotidiani. ERavamo impacciatissimi, non sapevamo che fare, ci sentivamo fuori posto, non sapevamo dove mettere le mani, se la dovevamo seguire, se dovevamo giocare con lei, se se se....
ed io, che vivo in questo paese da quando sono nata, mi sono accorta improvvisamente, di quanto tempo è passato quando ho cominciato ad incrociare gli sguardi di persone più o meno della mia età e che io conosco perchè hanno sempre vissuto qui e che non vedevo da quando eravamo piccoli, persone che ora erano lì perchè a loro volta genitori.
Non potevo nemmeno fare finta di essere io la mamma di mia nipote. No. La teppista è ben nota nel luogo, come è ben nota la mamma (mia sorella).
Mi sono messa da una parte su un muretto e non sapevo che fare.
Mi sono sentita diversa.
Lo so che questa cosa che scrivo ora vi farà incazzare, ma il disagio della diversità è una condizione mentale che solo io posso debellare è vero, ma cmq, in un contesto, dove solo tu non sei mamma, non è facile fare "l'alternativa che combatte".
Anzi, me ne frego.
Io volevo essere una di quelle mamme sedute sulla panchina a discutere della scuola che sta per aprire, a sgridare il piccolo appena caduto, a parlare di cosa cucinare per cena al pupo. Poi io lo so già che queste cose non le farò comunque, ma non sta qui il punto.
Il sentirsi isolati è una sensazione terribile.
Subirla, è ancora peggio.
Fino a quando non senti gridare il tuo nome e guardi in direzione dell'altalena:
"guardaaaaaaaaa ziaaaaaaaa! senza maniiiiiiiiiiii!!!!"



Oggi pomeriggio, davanti alla tv, la sua mano che cerca la mia.