lunedì 31 ottobre 2011

Ho fatto per la prima volta i cup cakes. Un disastro su tutta la linea.
Devo comunque ringraziare lagattasultetto per la sua ricetta, semplice e carina!
Sono io che sono distratta...
ho fatto due volte l'impasto e due volte la crema...non mi era mai successo...
Cerco di tenermi occupata: in settimana tornerò a lavorare, durante la giornata, cerco di fare cose e inventarmi i momenti, perchè ho paura di fermarmi. Ma mi stanco facilmente, intendo fisicamente, ho spesso giramenti di testa e forti nausee, devono essere ancora le beta in circolo, e il flusso che ancora non finisce.
Vorrei muovermi, ma il mio corpo me lo impedisce. Mi dico che passerà presto questo mese se mi occupo e faccio tante cose, ma non serve davvero...non serve, perchè poi mi siedo un attimo per riprendere fiato, e il mio piccolo è lì con me. Forte arriva la sensazione di quando lo sentivo nella mia pancia. Non so come spiegarlo, a volte mi sembra di esagerare e me ne rendo conto, può sembrare così: eppure, non posso farne a meno...mi manca tanto. Un solo mese e mezzo mi hanno cambiato cos' tanto da non riuscire più a vivere come facevo prima.

stasera verranno a dormire a casa nostra tre bimbi, i miei nipotini (figli di cugina) per la prima volta! In forno ci sono cordon bleu e patatine, serata rigorosamente e volutamente non attenta ai grassi idrogenati e le proteine esagerate! Segue dvd di natale e coccole sul divano letto...
Vedremo come sarà la nostra casa piena di bambini anche se noi, tre, non ne potremo mai avere!

Buon Hallowen a tutti!

domenica 30 ottobre 2011

angeli



‎...Perché io sento che Lassù nel Cielo
                                                           l’un l’altro bisbigliano gli Angeli,
                                tra le loro ardenti parole d’amore,
non possono una più sacra di “Madre” trovarne.
(Edgar Allan Poe)




Siamo tornati nel luogo in cui il nostro amore ci ha uniti per sempre quattro anni fa a dicembre, per parlare di te al cielo, e per sentire che sei un angelo come i tuoi fratelli che ti hanno preceduto. 
Questi fiori sono per voi, perchè sarete sempre nel nostro cuore, perchè sarete sempre con noi, per sempre.







sabato 29 ottobre 2011

ma che senso ha




ieri pomeriggio ho ricevuto in dono la fotografia del mio utero vuoto.
il dottore mi ha detto di tenerla a memoria di questa fase conclusa.
l'endometrio è tornato sottile e l'attività follicolare sta riprendendo.
sono stati due giorni di dolore intenso, piegata in due dalla sofferenza, ti ho visto lasciarmi e ora guardo quella foto ripensando a quello che è accaduto e a quanta poca fortuna abbiamo avuto io e te.
La vita riprende signori. Ricomincia il gioco incessante dello scorrere del tempo impegnato nelle relazioni sociali, nel lavoro, nelle uscite con gli amici, nella preparazione alla nuova stagione che arriva.
E dentro di me cadono lente le gocce del dolore, come da una flebo, entrano nelle mie vene e scorrono nel mio sangue.
E' andato tutto bene. Il meglio che potevo sperare per me, per noi. Sei andato via in silenzio, io me la sono cavata con due giorni di sofferenza, ora dovrò attendere un altro mese, di nuovo un pap test di controllo e poi "si ricomincia" ha detto il nostro dottore.
 "sei soddisfatto tu?" volevo dire se era convinto che il mio stato fisico fosse tornato in maniera così veloce allo stato di perfezione a cui mi aveva portato lui prima di questa gravidanza, senza pensare che questo termine non era proprio il termine più giusto, il più adatto a questa situazione. Volevo dire che per me la sua opinione è fondamentale e che io mi sto aggrappando con tutte le forze che mi sono rimaste al suo sapere, come fosse la panacea del mio male, perchè è l'unica speranza razionale che mi è rimasta, volutamente escludendo il destino, che non è dalla mia parte.
"nel tuo caso mi riterrò soddisfatto solo quando riusciremo a portare a conclusione una gravidanza, ma ho capito cosa intendi e sì, lo sono".
e allora ricordi in un attimo quel sabato mattina, quando al telefono gli ho comunicato quei maledetti numeri del bhcg, il suo silenzio, attimi infiniti, non parlava. E mentre noi donne lo sappiamo che soprattutto in questo ambito la matematica non centra niente, in quegli istanti  ho sentito tutta la frustrazione dell'uomo per il fallimento della scienza contro la natura. Ho dovuto pronunciare io quella frase, ho dovuto dire io a lui "è tutto finito", istanti in cui solo io sono riuscita a percepire la défaillance professionale, quella sottile rabbia che ti riporta a considerare che l'uomo non può nulla contro la natura.

non riesco a non pensarmi con te figlio.
il vuoto che mi hai lasciato è solo fisico ed ora è insopportabile, ma ti sento, più forte di prima e tutto quello che mi sta accadendo mi sembra impossibile, come accadesse ad un'altra me, non l'accetto.

ma che senso ha.

giovedì 27 ottobre 2011

oggi lascio spazio al dolore fisico.
tantissimo.
ed è quello che chiedevo.
il dolore fisico lo sopporto.
e con lui finisce tutto.
Domani il dottore mi visiterà di nuovo per vedere se tutto si è pulito.
Io spero che questo dolore di oggi siano le ultime contrazioni che puliranno tutto, anche la mia anima.

Nel dolore piccolino mio, trovo la forza di tenderti di nuovo la mano, per trovare la forza di sorridere ancora, per incontrarci di nuovo, spero presto.

mercoledì 26 ottobre 2011

mi sento sola.
Le ore non passano. Sono sola tutto il giorno. tutto il giorno con il mio vuoto senza riuscire a credere più a nulla.
Mi sento ferma, inutile.
Niente mi interessa più e non è giusto.
Non me lo merito tutto questo.
Mi è stato tolto tutto insieme a mio figlio.
Non ne posso più di questa solitudine, di tutto questo freddo...

martedì 25 ottobre 2011

Rinascere insieme


Il mio bambino mi ha fatto il suo ultimo regalo: oggi non farò il raschiamento.
Le perdite sono iniziate domenica sera, ma ancora non erano convinte.
Il mio angelo-dottore mi ha chiesto se potevo andare da lui ieri sera così da fare un'altra eco e decidere insieme cosa fare.
Siamo andati convinti di dover parlare dei dettagli dell'intervento.
L'eco invece ha rivelato un endometrio pulito, è quasi tutto sceso e entro oggi dovrei vederlo andare via.
Ho visto Fabio piangere.
La sua preoccupazione  in questo momento è che io non stia troppo male, si sente impotente, vorrebbe farsi carico di tutto il mio dolore e sa che non può farlo.
Era sollevato perchè le nostre preghiere sono state ascoltate e ormai non ci credevamo più. Il nostro bambino mi ha risparmiato ciò che più di tutto temevo.
Sto male, fisicamente, ma non mi importa. Non ho veramente paura di provare dolore, ho paura della mia reazione quando lo vedrò andare via: so cosa mi aspetta perchè ci sono già passata e stavolta mi è stato detto che non sarà graduale ma arriverà tutto insieme.
Di questo ho paura, si.
Ma il mio dolore deve passare per questo: l'ho chiesto, l'ho implorato. Il mio dolore scivolerà con questo sangue per rinnovarmi, per farmi rinascere.
Tu, figlio mio, te ne andrai per morire e poi, insieme a me, rinascere ancora.

La mia vita è cambiata.
Niente ha davvero importanza ora, niente. Solo tu sei importante per me.
Non voglio fare liste per ricordarmi cosa mi piace fare, lo so cosa mi piace, semplicemente non mi interessa farle. Non voglio distrarmi per non pensare, voglio solo pensarti. Non voglio viaggiare per allontanarmi, voglio starti vicino. Non mi interessa davvero il mio lavoro, tu sei il mio più bel progetto da quando ho scelto di fare l'architetto.
Le persone penseranno presto che sto esagerando, lo so. Ora non lo fanno perchè è ancora prematuro e dopo quattro aborti mi mostrano un briciolo di comprensione, ma a breve inizieranno i commenti e mentre prima, quando si pensava io fossi un caso potenzialmente infertile, la frase ricorrente era "sei fissata, ansiosa, non ci pensare", ora che sono una poliabortiva la frase sarà "sei fissata, ansiosa, non ci pensare".
Non mi importa più.
Non mi interessa.
Una volta mi faceva male. Ora non più. Nessuno più potrà arrivare al mio cuore e a quello di mio figlio, nessuno. In questo sono cambiata. Mi preferivo prima, perchè ero più io. Oggi il dolore mi ha cambiato. Non soffro più per questo, il mio dolore è così forte che il resto ora si appanna.

Vorrei tanto mostrarti il mio Natale amore.
Vorrei che sentissi con quanto amore papà ed io ti aspettiamo.
ti amo.
ieri sera mentre tornavamo dopo la visita ed insieme piangevamo, ho sentito quanto ti amo. Un amore incontenibile. Farò tanti sbagli come mamma, perchè non saprò usare la razionalità: ti amerò così tanto che impazzirò e il mio amore ti soffocherà.
sorrido.
non ascoltarmi ora, sto delirando. Non andranno così le cose, la vita di tutti i giorni ci investirà e saremo presi da tutte le piccole cose dei neogenitori e dei neofigli, tutte quelle cose di cui sento sempre parlare da tanto tempo e che ora mi annoiano tanto. Ma sarà così che andranno le cose, e noi, tra una pappa e una mia crisi di nervosismo post partum ci guarderemo negli occhi e ci diremo quanto ci siamo aspettati e quanto amore ci diamo da quando vivi nel mio cuore.
ti amo figlio mio, sono pronta ora per vederti andare via.
Vai e poi ritorniamo insieme.

Ora vai, lasciami.

sabato 22 ottobre 2011

Nei giorni scorsi ho avuto paura di rivedere quel flusso e rivivere quel dramma, invece ora vorrei che questo accadesse, vorrei provare dolore fisico, vorrei metabolizzare così questo dramma, vedendo andar via fisicamente questo figlio. Non vorrei fossero gli altri a farlo per me, mentre io sono assente nel sonno dell'anestesia. Lo so che sembra assurdo tutto questo, ma ho bisogno di vedere e toccare quanto mi sta accadendo, voglio stare male fisicamente, per mandare via insieme a questo sangue anche un pò del dolore che sento al cuore.
E poi, penso a dicembre. E' il mese in cui ci siamo sposati, per noi il periodo più bello dell'anno, potremmo coltivare la speranza di poter risentire accendere dentro di noi una nuova vita, poi magari non sarà così, ma coltivare la speranza è quello di cui ora ho bisogno per cambiare questo stato di immobilità. Invece il raschiamento me lo impedirà, perchè dovrò aspettare altro tempo per sentirmi di nuova una donna.
Di nuovo un'attesa, di nuovo un natale vuoto e senza futuro.


Ho fatto un nuovo sogno: ero in ospedale per il raschiamento. Il dottore mi dice che è andato tutto bene e che c'era una squadra bravissima che mi ha fatto degli ottimi massaggi. Lo guardo pensando che è un pazzo. Tutta questa conversazione avviene post intervento, in un grande parcheggio, grande come quello di un areoporto: Fabio mi aveva lasciato in un angolo ed era andato a cercare un posto per la macchina. Io dovevo raggiungere il letto dell'ospedale dopo l'intervento. Nessuno mi aiutava. Il dottore era accanto a me e non mi aiutava. Non riuscivo a fare gli scalini, non sentivo dolore, la sensazione più brutta che sentivo era che ero come paralizzata all'altezza dell'utero, per questo non riuscivo a fare gli scalini. Non sentivo niente. A piccolissimi passi sono riuscita a fare una rampa e a raggiungere il letto. Ero circondata da partorienti, a tutte davano un palloncino con attaccato un cartoncino colorato con su scritto il nome del loro bimbo appena nato. Anche a me danno un palloncino, sul mio cartoncino c'è scritto "bambino".
Arriva Fabio, io cerco di parlare con lui e ho in mano questo palloncino, cerco di legarlo alla sponda di metallo del letto di ospedale, cerco di annodarlo lì con un filo sottile, ma non ci riesco...


venerdì 21 ottobre 2011

quando ero bella

sai come mi sentivo quando c'eri tu?
mi sentivo bella.
Io faccio parte di quella categoria di donne  a cui si accende una piccola luce negli occhi quando aspettano un bambino.
Ultimamente, intendo negli ultimi mesi, le cure ormonali, la terapia, il caldo che odio, la stanchezza, mi avevano trasformato in una donna brutta. Non esagero. Guardavo le mie foto e mi facevo schifo. Non riuscivo a riconoscermi. Sentivo quel senso di gonfiore (ok erano gli ormoni) che ti fa sembrare inadeguata sempre, e gli occhi, gli occhi erano spenti. Anche i capelli, che sono sempre stato il mio punto di forza, apparivano di uno squallore senza precedenti.
Poi sei arrivato tu, e io non lo immaginavo nemmeno lontanamente, eppure mi sono sentita improvvisamente bella.
Sono inclemente con il mio aspetto fisico, ultimamente fuggo gli specchi: tu hai cambiato la mia immagine in un attimo, appena ti sei acceso dentro di me.
Più di una persona mi ha chiesto cosa avessi, che cosa avevo fatto.
Ed io avrei voluto dire "niente non sono io, è lui, che non lo vedi?".
A chi lo sapeva lo dicevo e i miei occhi ridevano. I miei occhi erano sempre bagnati, ma non di lacrime, non lo so, erano due piccoli laghi al tramonto.
Eri tutto.
Me ne sono accorta ora che non ci sei più.
Ora ho capito quanto ho bisogno di sentirmi madre. Non c'è progetto di cui io riesca ad innamorarmi, o spettacolo da voler guardare, o concerto da ascoltare. Sono completa come donna se tu ci sei. E se questo non accadrà più, vivrò di questi momenti che mi hai regalato, quando mi sentivo una regina e il mondo intorno a me se ne accorgeva.
Anna: 
  Ricorderai d'avermi atteso tanto,
 E avrai negli occhi un rapido sospiro.



fratello di Anna:  
"Guardavo il mondo dagli occhi di Dio, e vedevo l'amore che mi hai dato. E la forza del tuo amore mi ha donato il sorriso, e un sorriso ancora e un altro ancora... E lo conservo gelosamente come un dono unico, ineguagliabile ed impareggiabile. Ciò che ti rende unica e insostituibile nel tuo essere, nella tua persona e nella tua anima. Anima che io ho saggiato godendo di infinita bontà..."


è per questo che ora non voglio parlare.
riesco solo a scrivere.
e chi mi conosce sa che a me servono le parole scritte per stare bene.
non pensate che non vi voglio bene se non voglio ascoltare.
non riesco a vedere nè a parlare con nessuno.
non voglio sentire le paure degli altri proiettati sul mio dolore.
non voglio guardare negli occhi degli altri il mio dolore riflesso.
Lasciatemi morire dentro.
Poi rinasco.
Giuro che lo faccio.
Ma ora lasciatemi da sola con lui e basta.

giovedì 20 ottobre 2011

la nostra storia

mi dicono che questo momento è il peggiore di tutta la nostra storia insieme.
ieri pomeriggio quando il dottore mi ha voluto vedere in urgenza per capire, mi ha fatto andare nella stanza in fondo al corridoio, quella da dove ho iniziato a percorrere il cammino verso di te,
dove ho controllato, analizzato, guarito la culla che in questo mese e mezzo ti ha accolto e ancora oggi ti custodisce.
Poi quando tu sei arrivato ho avuto i bonus per entrare nella prima stanza, quella piccola, che non ha il bagno annesso, quella dove serve solo una macchina per vedere se cresci, non serve altro, perchè non c'è altro da guarire, non c'è altro da vedere, quella dove quell'infernale ecografo non ti esplora, accarezza solo la pancia da fuori e ti ascolta dondolare nella mia acqua.
Ieri pomeriggio abbiamo perso tutti i bonus guadagnati ed io e te siamo ritornati dal via, come nel più classico gioco dell'oca. I piedi e le gambe nude stavolta erano freddi, la prima volta in quella stanza era agli inizi della primavera e il caldo iniziava a scaldare il mio cuore, così come alimentava la nostra speranza. Papà è sempre stato lì con noi due, sempre, non ci ha mai lasciati. Non ho mai visto un uomo affrontare con tanto coraggio la visione non proprio piacevole di noi due che dialoghiamo nel nostro linguaggio invisibile, quello che nemmeno il dottore può tradurre. Eppure lui è sempre stato lì e non ci ha mai lasciati, nemmeno quando ieri, non ti abbiamo più visto, la tua cameretta non si vede più, il dottore non ce l'ha detto ma noi ce ne siamo accorti, avevamo imparato a memoria quelle immagini e sapevamo come era fatta. La situazione è disomogenea, trofoblasto diffuso, camera gestazionale non visualizzata, battito cardiaco assente, aborto incompleto.
Succede che stai andando via anche se io non me ne accorgo. Succede che se non vai via, martedì mi portano in ospedale e fanno tutto gli altri per noi due. Noi due saremo lì a guardare e ci separeranno, almeno per ora. Poi aspetteremo due cicli e saremo di nuovo insieme io, te e papà. Noi tre di nuovo insieme.

Mi dicono che questo è il periodo peggiore, perchè sono in attesa per vedere cosa farai e che questo è un limbo. Non è così. Sono gli ultimi momenti in cui io e te saremo insieme fisicamente. Io non voglio pensare al futuro ora, voglio stare con te. Ancora.
Vorrei proteggerti amore mio, volevo farlo e non ho potuto.
Torneremo a stare insieme, tra poco amore mio, devi aspettare ancora un pò. Un altro pò.
E poi mamma tornerà da te.
Per sempre amore mio. per sempre te lo giuro.

La madre

immagine tratta da qui
La madre
1930 
E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.
 In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita. 
Alzerai tremante le vecchie braccia.
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.
 E solo quando m'avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi. 
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.

G. Ungaretti




.......Ricorderai d'avermi atteso tanto,
 E avrai negli occhi un rapido sospiro.....

mercoledì 19 ottobre 2011

c'è stato un momento preciso
 in cui ho smesso di sentire il tuo cuore
e anche se tu un cuore non lo hai mai avuto
io lo sentivo
questa volta mi hai fatto un dono
mi hai fatto sentire mamma davvero
mai come stavolta ho sentito tanto intensamente il legame che ci unisce da sempre
figlio mio
e ora piango
piango tutta me stessa
piango le lacrime di tuo padre
e dei tuoi nonni
del sangue del mio sangue
delle tue cellule nel mio corpo
in attesa di vederti andare via

non è la prima volta che mi accade
ma stavolta è diverso
il mio corpo ti ha sentito immediatamente
si è accorto di te prima che del mio cuore
poi sono arrivata io,
la mia testa,
i miei pensieri,
la mia ansia
eppure noi due eravamo già una cosa sola

ti avrei protetto fino alla mia morte
non avrei mai voluto che ti accadesse qualcosa
questo è il mio più grande dolore
il pensiero di te
di me non ha importanza ora, io rivivrò
ma tu...
tu piccolo mio
tu...
mi sento morire dentro
non avrei mai voluto questo per te
avevo sognato un futuro
un'alba da ammirare il giorno in cui i nostri occhi si sarebbero incrociati
stella del mio cuore
dove sei ora?
vorrei cullarti ancora, come ho fatto in tutto questo mese
vorrei cantarti ancora
e pregare con te
mi manchi
mi manchi fisicamente
mi manchi in modo incontrollabile
mi mancano le sensazioni che mi hai dato
che non avevo mai provato
mi manchi amore mio
mi manchi da togliere il respiro.
...non vai via da solo, e allora...
alle 16.40 ci diranno come ci separeranno.

martedì 18 ottobre 2011

le sue cellule nel mio sangue

ho letto un articolo...
lo trovate qui

(...)Si sa da tempo che una piccola quantità di cellule fetali nucleate (elementi del trofoblasto, leucociti ed eritroblasti) attraversano fisiologicamente la placenta ed entrano nel circolo materno fin dalle prime settimane di gravidanza (6,7). E' stato stimato che il sangue della gestante contenga una proporzione di 1 cellula fetale ogni 100.000 - 1.000.000 di cellule nucleate materne (2). Tuttavia è stato dimostrato che cellule di origine fetale possono persistere dopo il parto anche per decenni nel sangue materno (8).....

questo vuol dire che anche quando se ne andrà, alcune sue cellule rimarranno dentro di me per tanto tempo.
questo è meraviglioso.
mi scalda il cuore e mi aiuta a rendere meno dolorosa l'idea che non c'è più.

lunedì 17 ottobre 2011

poesia per te

grazie ad annalisa, che ha trovato questa poesia per nevischietto.
Quando sarai grande amore mio, la leggerai, ed io ti parlerò di questo.
grazie a tutte voi per l'amore che ci date


"La terza neve"
di E. Evtushenko
Guardavamo dalle finestre, là
dove i tigli
si stagliavano neri
nella profondità del cortile.
sospirammo -
ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai,
era tempo.....

E la neve venne,
venne verso sera,
essa
giù dall'alto dei cieli
volava
a seconda del vento;
e nel volo oscillava.
A falde sottili come lamine,
fragili,
era confusa di se stessa.
La prendevamo nelle mani,
e stupivamo:
dunque, era quella la neve?

.... Dopo sette giorni
venne la neve nuova.
Non venne -
precipitò.
Cadeva così fitta,da non potere
tenere aperti gli occhi,
a tutta forza
vorticava in cerchio, mugliando.
... ma disperò di sé,
non resistette
e si diede per vinta.
E noi, ansiosi
sempre più spesso
scrutavamo l'orizzonte:
quando quella vera verrà?
Perché era tempo,
era tempo....

Ed un mattino
era davvero tanta
ed era davvero bella.
Cadeva e cadeva
nel baccano dell'alba
fra il rombo della macchine e lo sbuffare dei cavalli,
e sotto i piedi non si scioglieva,
anzi diventava più compatta.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno ne restava abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L'aspettavamo.
Era venuta. 
 

domenica 16 ottobre 2011

il nostro addio a te

la statuina della dea tanit (la dea della fertilità, non avevamo fatto in tempo a sotterrarla quando ci è stata regalata, perchè tu sei arrivato all'improvviso e di sorpresa)



nella stessa buca abbiamo piantato un piccolo salice piangente. Ci era stato regalato nei giorni in cui sei stato concepito, era solo un bastoncino senza radici e foglie, in un mese è diventato forte, rigoglioso, noi lo abbiamo paragonato a te quando ci siamo accorti che avevate cominciato a vivere insieme.
Abbiamo deciso di metterlo a terra, nella speranza possa superare l'inverno, come pensavamo avresti fatto tu stavolta.
Addio amore nostro.
mamma e papà




sabato 15 ottobre 2011

è troppo

sono paralizzata amore mio
non riesco ad accettare che tu non ci sei più
continuo ad accarezzare la mia pancia implorandoti di restare
e i numeri mi dicono che non ci sei più
ho paura di quello che mi aspetta
vorrei morire
diventare piccola
non respirare più
non me l'aspettavo stavolta
ti ho parlato tanto
ti sentivo come se fossi già grande e potessi darmi quei calcetti che stavolta pensavo avresti dato davvero
ti sentivo parte di me
ti ho sentito subito, dal primo giorno
e poi ieri non più
e mi sono impegnata per pensare che le cose non erano come le sentivo
ho creduto che per una volta mi potevo sbagliare, maledetto sesto senso
non lo sopporto questo dolore
non lo sopporto
non sopporto il dolore di tuo padre
dei miei genitori
delle persone che mi vogliono bene
non lo voglio questo dolore
tu non ci sei più
ancora una volta te ne sei andato via da me
ancora una volta
non lo voglio questo dolore
non voglio provare niente
è troppo ora
non ce la faccio
non ce la faccio te lo giuro amore mio
non ce la faccio
non so come fare
stavolta no.

sei tu che te ne sei voluto andare, tu.
le altre volte era il mio corpo inconsapevole
ora tu
cosa mi aspetta ora
te ne andrai da solo o dovremo intervenire?
non violatelo questo corpo, ancora
lasciatemi integro il cuore, almeno
vai via da me se questa è la tua scelta
ma non chiedermi di farlo per te
è troppo

è tutto finito

è tutto finito.
te ne sei andato.

niente ha più senso per me.

venerdì 14 ottobre 2011

rimani ti prego

non ti sento...
da ieri non ti sento...

l'eco di oggi ha rivisualizzato la camera  gestazionale di 9 mm ma non ti ho visto.
Domani mattina di nuovo bhcg per vedere se ci sei.
i conti non tornano.
con un concepimento ipotizzato al 13 settembre, saresti di 4 settimane vere, 5 gestazionali, e allora i valori delle beta sono coerenti ma oggi avrei dovuto vederti. Se il concepimento è avvenuto più tardi, intorno al 20-22 settembre, le bhcg erano cmq troppo alte, perchè il 26 erano 1200.
C'è qualcosa che non va.
Il dottore dice che non è colpa mia.
Che io sto facendo il massimo e che se non va è perchè sei te.

Davvero non vuoi restare?
Non vuoi restare con me, con noi?
Davvero?
Non ce la faccio stavolta.
Non ce l'ho la forza.
Rimani ti prego amore mio.
Ti prego
ti scongiuro
rimani



ho ottenuto un certificato per gravidanza a rischio.
da oggi ci lega un foglio, nero su bianco, noi due siamo a rischio.
non che non lo sapessi prima
è che non ho più sintomi da ieri
non ti sento più
e allora vorrei negare al mio istinto tutto questo
questo maledetto mio istinto che non sbaglia mai
vorrei sbagliarmi
vorrei sentirti
come ti ho sentito subito appena sei venuto da me

cosa mi aspetta ora?
che senso ha...

giovedì 13 ottobre 2011

una mamma

Voglio lasciare qui una lettera che la mia amica Tania scrisse al personale dell'ospedale di Bolzano in TIN, per ringraziare delle amorevoli cure che ebbero per Fede, un bimbo nato pretermine a 27 settimane con il peso di 900gr. Fede ora, ha compiuto un anno, sta bene, grazie all'amore di sua mamma. E' l'esempio che io porto nel mio cuore, e che mi dà la forza di continuare a lottare.
grazie Tania.






Tania scrive......... 05/10/2010

La sera prima di lasciare l'ospedale ho lasciato una lunga lettera alle persone che si sono prese cura della vita di Federico. Ne sono rimaste commosse, ma soprattutto hanno capito quanto sono importanti per noi. Se vi va di leggerla è qui...

A voi, che in queste settimane vi siete presi cura di Federico,

GRAZIE DI CUORE…

Sono passati più di due mesi da quando, per la prima volta, ho fatto ingresso in TIN, un reparto di cui non sapevo praticamente nulla. Se guardo indietro, questi settanta giorni mi sembrano volati. Il giorno dopo il parto, quando ho potuto finalmente conoscere Federico, non ero assolutamente preparata a ciò che avrei provato alla vista del mio bambino così piccolo e indifeso e non sono stata forte quanto avrei voluto e dovuto. Mi sono lasciata andare alle lacrime e al senso di colpa per non essere riuscita a proteggere la mia creatura ed ho pensato che quello che mi aspettava sarebbe stato il periodo peggiore della mia vita. In effetti, le aspettative di una donna incinta non prevedono un periodo indeterminato in Terapia Intensiva ad accudire, attraverso il vetro di un’incubatrice, il proprio minuscolo bambino. Inutile dirvi che per una madre la vista del proprio piccolo coperto da tubicini e fili che gli escono da ogni parte del corpo è un’esperienza di dolore lancinante. Contrariamente a ciò che pensavo, però, queste undici settimane non sono state dense di angoscia e tensione come temevo, ma, grazie a voi, si sono rivelate, per certi aspetti, molto piacevoli. Io e mio marito abbiamo infatti avuto il privilegio di conoscere Federico ed avvicinarci a lui attraverso la guida e il supporto di persone competenti e amorevoli. Così, passata la paura iniziale, abbiamo deciso di vivere con fiducia quest’esperienza straordinaria di poter conoscere con largo anticipo nostro figlio e osservarne i progressi quotidiani. Federico in questi mesi ci ha insegnato tanto: la pazienza nell’attesa di ogni piccolo progresso; la tenacia con cui bisogna aggrapparsi alla vita; la forza di combattere anche quando la solitudine cui costringe l’incubatrice e il dolore dei trattamenti medici sembrano essere più forti; il coraggio di sopportare tutto questo anche se si sentirebbe il bisogno di avere una culletta accanto al letto di mamma e papà e si desidererebbero solo le loro carezze. Siamo certi che Federico ha superato questa prova durissima rimanendo un bimbo sereno per merito vostro, che lo avete accudito e incoraggiato a trovare la forza di combattere.

Ora siamo a due passi da voi, in pediatria, ed ogni volta che mi trovo nel corridoio guardo con una fitta di nostalgia la porta a vetri che ci separa dalla TIN. Ed ogni volta spero di scorgere un viso conosciuto. Questa cosa mi fa sorridere e sorprende, dal momento che i genitori dei bimbi in TIN non vedono l’ora di abbandonare quelle sale per portare finalmente a casa con sé i propri piccini. Per me naturalmente è stato lo stesso, ma al momento del distacco da voi, al di là della gioia per i progressi di Federico, il sollievo non è stato l’emozione predominante. Quando Maurizio mi ha chiesto indietro il camice ho capito di aver lasciato un pezzo di cuore in quel lungo corridoio. Non mi sembra affatto strano essermi affezionata a voi. Avete preso in mano la vita di Federico curandovi non solo della sua salute, ma anche del suo benessere e di questo vi saremo sempre grati. Non ci sono parole adeguate ad esprimere la nostra profonda gratitudine per quello che avete fatto per la nostra famiglia e che è stato più di quanto potessimo aspettarci. In questi giorni in pediatria le vostre visite ci hanno fatto davvero tanto piacere.

Osservandovi mentre vi occupate dei vostri pazienti così speciali ci siamo resi conto dell’enorme differenza che intercorre fra curare qualcuno e invece prendersene cura, accudirlo, saperne capire i bisogni e, penso di poterlo dire, anche amarlo. La passione per quella che a noi, più che una professione, sembra una missione si percepisce dal modo in cui vi prendere cura dei vostri bimbi come anche dei loro genitori. Ogni bisogno viene colmato, ogni dolore sedato, ogni pianto calmato. E ciò di cui noi mamme e papà abbiamo estremo bisogno è sapere i nostri piccoli in buone mani, avere la certezza che qualcuno si sta occupando di loro dal momento che noi non ne abbiamo la possibilità.

Mi emoziono ancora oggi pensando a Carla che rimproverava affettuosamente Federico, che aveva forse tre giorni di vita, perché, mentre lei gli cambiava il pannolino, lui ci aveva infilato dentro un piede per poi imbrattare l’incubatrice. Osservandola non sapevo se essere sorpresa o commossa. In quel momento, che non dimenticherò mai, ho iniziato a guardare Federico come un bimbo normale che poteva essere anche sgridato bonariamente, e non come un bimbo malato e problematico. E’ questo ciò che fate: riavvicinare i genitori ai propri piccoli dopo il distacco traumatico, rendere più naturale e sereno il contatto attraverso l’incubatrice. Grazie al vostro operato, come recita l’opuscolo informativo, genitori e figli tornano ad essere vicini seppur lontani. A chi frequenta la TIN è ormai chiaro che questo non avviene solo grazie agli orari di apertura del reparto, che sono molto generosi nei confronti di noi genitori che desideriamo stare il più possibile accanto ai nostri piccoli. Ciò che infatti ci permette di ritrovare nostro figlio in quel bambino così bisognoso di cure sono la sollecitudine e la pazienza con cui ci guidate ad accudirlo, l’amore e la cura che gli rivolgete. Grazie al vostro atteggiamento umano ed amorevole, per noi genitori frequentare quotidianamente un reparto tanto delicato diventa decisamente più piacevole. Certo, per una mamma ed un papà è difficile vivere l’esperienza in TIN con serenità, tanto più che ci si lascia coinvolgere dalle gioie, ma soprattutto dalle preoccupazioni, degli altri genitori facendole proprie e portandole a casa con sé. Così, la vittoria di un bimbo rappresenta quella di tutti i piccini, ma purtroppo lo stesso vale per le difficoltà che troppo spesso si presentano. E proprio questo coinvolgimento reciproco, la gentilezza di tutti voi, il clima che si respira in reparto mi fanno pensare alla TIN come ad una grande famiglia dove ci si prende cura gli uni degli altri. Io, mio marito e, sono certa, anche Federico possiamo dire di esserci sentiti bene come in famiglia. Per questo non ci stupisce questo sentimento di malinconia che ci prende all’idea che domani usciremo dall’ospedale e saluteremo le persone che per tutte queste settimane si sono prese cura del nostro piccolo Federico. Salutarvi non sarà facile, per questo ho deciso di lasciarvi queste righe di ringraziamento. Con chi si è occupato più spesso di Federico abbiamo instaurato un rapporto più stretto, mentre con altri abbiamo scambiato solo poche parole, ma in tutti abbiamo trovato cortesia e, all’interno del team, un bell’affiatamento. Del resto, non abbiamo mai dubitato che Federico fosse in ottime mani. Un giorno, leggendo il diario che ho scritto per lui, saprà di aver avuto accanto degli angeli custodi davvero speciali. E a voi, gli angeli della TIN, anche a nome di Federico, va il nostro ringraziamento, augurandovi in futuro di ricevere anche solo una piccola parte di tutto il bene che avete fatto a noi. E una piccola parte sarebbe già tanto!

Grazie, per le vostre amorevoli cure,

… per non aver mai fatto mancare un cuoricino (o un’automobilina) sulla guancia di Federico;

… per il berrettino, le babbucce e i vestitini in tinta ( … e a nome di mio marito, grazie anche per quelli con i fiorellini);

Grazie per le coccole che a Federico non sono mai mancate e per averlo consolato quando la mamma e il papà non erano con lui;

grazie per la pazienza che avete portato con noi, genitori apprensivi incollati ai monitor;

grazie per averci restituito la vita di nostro figlio, ma, soprattutto, grazie di cuore per aver donato a Federico la possibilità di condurre una vita come quella di tutti gli altri bambini.

Vi porteremo sempre nel cuore con affetto, ammirazione e profonda gratitudine.

Tania, Manuel e Federico

mercoledì 12 ottobre 2011

la mia vita

buongiorno amore mio,
ti stai comportando bene, non sento più i dolori forti di sabato, spero che questo voglia dire che la pancia di mamma ti sta piacendo e che hai voglia di coccolarti lì per tutti i nove mesi.
La sera questa pancia si gonfia tantissimo, sembra che sei enorme e invece ora dovresti essere più piccolo di un chicco di riso. Devono essere le medicine che prendo per farti stare bene. E allora la pancia tira tira tira e subito mi preoccupo. Ok. Mi preoccupo pure perchè al lato del sopracciglio è spuntata una bollicina e allora la mia forma mentis elabora subito le parole "mestruazioni in arrivo". Ma tesoro mio, ho 37 anni, sono 23 anni che il mio corpo si comporta così, devi anche avere un pò di pazienza con me. Ho sempre avuto un rapporto molto strano con il mio corpo, ogni lutto, ogni dolore, ogni gioia, è sempre passato per il mio corpo negli anni. Il mio corpo è la mia prima risposta, prima di ogni pensiero, alla domanda "E ora?", e dunque ora, devi avere un pò di pazienza con me perchè la questione principale è che io sono CURIOSA. Sono curiosa di capire come è possibile che tu mi abbia scelto e ti stia piacendo quella parte di me che io fino a due anni fa non avevo mai considerato, e non solo ti piace, hai deciso di piantarci le radici e iniziare a vivere.

Sai, noi qui fuori abbiamo un concetto molto variegato del concetto di vita: c'è chi non si rende nemmeno conto di vivere e il respirare e lo svegliarsi la mattina è un concetto scontato, come se fosse un dovere essere qui in questo mondo. Alcuni invece fanno guerre per l'idea di vita, si alzano cartelli per la vita, si organizzano sit in di protesta (ti chiederai cosa significa sit in), si sciopera non mangiando più, si urla il diritto a scegliere di vivere in maniera dignitosa, si prendono decisioni per altri, si calpesta il bisogno e il diritto di vivere. Ma mi sto muovendo su un tappeto scivoloso e rischio di cadere da un momento all'altro, e non credo che tu ora possa comprendere tutto questo. Io lo so cosa è la mia idea di vita e anche se tu ora non hai braccia, nè gambe, nè un cervello, nè gli occhi per guardare e la bocca per mangiare, tu sei vita ora per me e per questo ho bisogno di dire a me stessa che è mio dovere fare il possibile per poterti permettere di arrivare ad elaborare da solo il tuo personale concetto di vita.
Ho tante cose da raccontarti, un sacco di persone da farti conoscere, un sacco di cose da farti vedere, se vorrai avremo tempo per tutto questo.

Per ora ti sono grata per avermi scelto, nonostante tutta la mia precarietà, fisica, emotiva, economica, una persona decisamente imperfetta. Ma tu mi hai scelto amore mio, e non finirò mai di ringraziarti per questo.
Cresci amore mio.

domenica 9 ottobre 2011

ma il mondo la capisce l'importanza che ora tu sei qui?

ieri sono stata tutto il giorno sdraiata, alla fine il dolore si è canalizzato a sx su un punto e basta e poi si è affievolito...mi chiedo se sono io che non sopporto o se per tutte è stato così.
Cmq, andiamo avanti.
Ieri sera è venuto finalmente il fratello di fab a cena con la fidanzata, praticamente costretti con la forza a venire con una scusa perchè non li vedevamo dal 15 di agosto e non volevamo dare la notizia per telefono.
La reazione è stata tiepidina.
Non che non fosse felice, non voglio crederlo, ma cmq mi rendo conto che se non pensi all'idea di un figlio, se hai la testa da un'altra parte, se non capisci davvero che cosa vuol dire tutto questo, la reazione non può che essere questa.
E mi sono sentita in colpa per il mio amore, perchè mi sento come se intorno non ci sia sufficiente festa e gioia.
 La principale colpa me l'attribuisco:
 mi sento responsabile di non aver ancora esultato ancora in pieno e fatto urla di gioia se non la mattina del test, e sento la prudenza intorno a me delle persone coinvolte, e per prudenza intendo in realtà sensazione di indifferenza, come se fosse ancora troppo presto per rendersi conto che lui ora c'è.
 Saranno tutti i tentativi falliti, gli al lupo al lupo di questi due anni che ora mettono tutti in una condizione di quasi freddezza. Sarà che cerco sempre una giustificazione, questo è vero, ma sinceramente, se ripenso a tutte le volte che mi è stato annunciato l'arrivo di una nuova vita, ho pianto sempre di emozione, anche quando non desideravo figli, anche quando l'idea di concepimento era lontana anni luce da me e non avevo la più pallida idea di cosa significasse ovulazione, rapporti mirati, desiderio materno. Mi sono sempre emozionata così tanto perchè ho sempre avvertito con consapevolezza l'enorme importanza del concetto di materia che si fa vita e per me, che sono senza dubbio una pippotica, tutto questo ha sempre rappresentato un punto cruciale della mia esistenza, pur non essendone pienamente consapevole.
 Ora, non dico che tutte le persone debbano reagire in maniera così esagerata come faccio io. No.
Ma non mi strappano nemmeno un sorriso quei tiepidi "auguri", con doppio bacio sulle guance, mano sulla spalla, senza nemmeno un abbraccio stretto, di quelli che ti stritolano e che ti dicono "cazzo sono felice per voi! sono felice perchè anche se nn capisco cosa significa tutto questo, so che per voi è tutto! tutto quello che avete sempre desiderato! sono felice!". E invece il mio accenno di sorriso, fatto per buona educazione, si spegne subito, dopo i doppi baci, perchè è necessario passare ad altra argomentazione nella conversazione, e che i cinque minuti dedicategli son stati più che sufficienti.
E' vero. Io parlerei del mio amore di continuo, vorrei dire "mondo!oh! ma vi rendete conto? ho un cuore nella pancia! oh! ma la capite questa cosa? lui è me! io sono lui!! ohhhh! ma non è incredibile!?!?"
ma poi, capisco che queste pseudo riflessioni potrebbero farmi passare per una suonata fissata, e allora non escono dalla mia bocca, rimangono nel mio sangue e arrivano al mio amore, che invece mi ascolta.

Ecco, vorrei la banda del paese, i festoni colorati nelle strade, i campanellini suonare, la nuvole rosa, la gente che ride e ci abbraccia! Vorrei essere degna e grata a questo mio piccolo amore per essere qui, e non mi sembra di fare abbastanza....

venerdì 7 ottobre 2011

io e te



"Da dove sono venuto, dove mi hai preso?"
chiese il piccolo a sua madre.
E lei, fra il pianto e il riso, stringendo il bambino al petto, rispose:
"Amore mio, eri un desiderio nascosto nel mio cuore"
Rabindranath Tagore
The Crescent Moon






ora sei me.
sei in me.
io e te insieme abbiamo iniziato questo lungo viaggio : la vita.






Non nego di aver passato delle brutte ore in attesa, lo so che questo è solo l'inizio e che così facendo non ho ricevuto di certo il bonus per non avere altre paure in futuro, ma ora sono arrivata dove molte (non tutte) arrivano. Il mio personale punto zero. Le bhcg sono cresciute, un bel 11351, numero che per la prima volta in vita mia mi sono giocata al superenalotto (ok. non so nemmeno come si fa, lo ha fatto mio padre per me. son voluta scendere nel banale, lo ammetto), ma sì, chissenefrega per una volta! Insomma, nevischietto non ha la piccozza ma in quanto figlio/a di architetto e geologo si è armato di squadra e matita e si è messo lì a sistemarsi questa cameretta che comunque la mamma aveva pensato di arredare con dovuta classe  e accortezza. Ma che vogliamo fare? Questo 'mpunito ha deciso che farà come gli pare, e questo lo abbiamo capito visti i due anni trascorsi a fare cucù, e così fa di testa sua. Decide di arrivare alla fine del mio ciclo, e decide di bussare alle porte del mio utero con delle perditine che lì per lì mi hanno fatto arrestare il cuore e il cervello. Sarei dovuta essere in ovulazione quei giorni, cosa erano quelle perdite? E poi non ero a casa, a Torino dalla mia amichetta, cosa dovevo fare, cosa si fa in questi casi? E poi una lampadina che si accende. Sei tu. L'ho sentita quella vocina. Sei tu che mi stai bussando. Sei tu. E allora compro un test, dove si compra un test fuori orario a Torino senza un navigatore. Non lo so. Compriamo test ed assorbenti. In equilibrio costante. E la notte sono sveglia, in attesa di te. E poi lo faccio. Sono incinta. 2-3 settimane! ma come è possibile. Eppure ci sei. Ci sei. Sei qui. E i pianti, i singhiozzi, i vicini di stanza che bussano perchè vengono svegliati. Non avrei mai pensato di dover fare un test di gravidanza in una stanza d'albergo a torino al 16° giorno del ciclo. Io, così stanziale, abitudinaria, precisa. Avevo preso la temperatura basale, fatto gli stick, avevo calcolato l'ovulazione per il 14° giorno. Ma come è possibile. E poi il viaggio di ritorno in macchina, ho paura, e se ti faccio male? mi sale la febbre a 39°, dannazione, non ho la febbre da anni, proprio ora che ci sei tu? proprio ora che devo fare 600 km in macchina. La notte, a casa, la febbre sale, aiuto. Devo abbassarla. Ghiaccio, impacchi. Ma tu ci sei. Io ti sento. Ti sento. Sei con me amore mio. Ci penso io a te. Sono la tua mamma. Ci sono. Ti ho aspettato tanto amore mio. Tanto. 
E poi le bhcg...le lunghe attese, la paura, le punture di progesterone che fanno male, lividi neri che sanno di amore. E ieri la tua cameretta. La settimana prossima ti vedrò. Io e te ci incontreremo per la prima volta nella nostra vita. Ti vedrò  e ti amerò. Più di ora, più di prima. 
Ti amo amore mio. 


grazie per essere tornato.

mercoledì 5 ottobre 2011

l'indifferenza come coltelli

non mi piace l'indifferenza.
E l'indifferenza è femmina,
come l'invidia e la cattiveria.
E non ne ho bisogno.
Ho bisogno di credere solo che domani vedrò il mio piccolino lavorare a pieno ritmo.
Così finalmente potrò dormire,
e anche il mio cuore un pò si calmerà.
Ci sono cose che fanno male
come coltelli.
Farò di tutto per proteggerti amore mio da tutto questo.
Ti amerò più della mia vita.
Dimmi che ci sei
come io ora ti sento.
Rimani con me
Rimani con me