lunedì 25 giugno 2012

La bolla di Maria Grazia



“Essere madre è un atto di onnipotenza. Il desiderio di essere madre, 
l'attesa di essere madre è il caos primordiale. Può generare stelle danzanti o nere voragini.
L'amore e il dolore ci assolvono dal peccato originario di conoscere e di volere essere madri.
Comunque per sempre. Che lo diventi o no, una donna è per sempre madre.”


Non so quale sia il modo migliore per iniziare questa storia, perché una sola storia non è. 
E’ un pezzetto di storia di quello che siamo, di come siamo, madri, figlie, mogli, compagne, sorelle, donne. 
E’ la storia di ciò che succede dentro di noi all’accadimento di un fatto, un fatto grande, che ci sposta la vita, che ci fa ricominciare daccapo, di nuovo, da quel punto in poi, come per una rinascita.
E’ il prima e il dopo.
La notte e il giorno.
E’ ciò che vivremmo o abbiamo vissuto.
Questa non è la storia personale di chi scrive. Maria Grazia Giordano Paperi mette insieme tutte storie di amore,  e per questo, ma non solo per questo, ho chiesto a lei di poter ospitare qui il suo libro, in questo spazio, Bolle, che accoglie queste storie e le mette a disposizione di chi legge, per farle proprie.  
Perché ogni storia è una Bolla di precarietà, dolore ed empatìa, dove ognuno di noi si riconosce per un vissuto proprio.
Io devo molto all’autrice, lei non lo sa, ma per me, aver letto il suo libro, ha significato comprendere un concetto fondamentale che fino ad oggi, prima la ricerca e dopo il dolore, sentivo di avere in me, ma che non riuscivo a mettere a fuoco:
Il significato di Essere Madre,
che è il  mio personale senso di maternità che ritrovo nelle sue parole, di cui avevo parlato qui
che è il mio sentirmi un tutt’uno con l’essere che mi abita e che cresce dentro di me, come parte integrante del mio corpo e della mia esistenza.
Per questo mio senso di sentirmi madre ed essere madre, perché il libro me lo ha ricordato in tutta la sua pienezza, scelgo di vivere questo mondo e in questo modo.
E questo concetto di Essere Madre, così scontato per alcuni, così intimo per altri, oggi  è il mio motore di esistenza, il mio centro.

Non parlerò del libro, né questa è una recensione. Mi interessa lasciare qui in questo posto, a testimonianza di quanto alcune parole possano scavare dentro fino a riportare alla luce quanto già si conosceva.
Quando la presunzione di essere madre ti acceca e poi, la vita ti mette di fronte a realtà che mai avresti pensato potessero esistere, allora ti fermi e guardi dentro te e ti cerchi, come donna, poi come figlia, perché, come dice Maria Grazia : “Non sei veramente adulta finchè sei figlia, figlia di una madre, anche da lontano, anche in modo inusuale, diverso. Sei comunque figlia.”

Maria Grazia è arrivata nella mia vita in un pomeriggio di questi ultimi, pieni di dolore. Non ricordo nemmeno come, tanto il dolore mi accecava. Ricordo che ero a letto e non riuscivo ad alzarmi. E’ arrivata in punta di piedi e mi ha sussurrato nell’orecchio “ lo so ”, perché figlia di una madre abortiva. Il dolore si trasmette nei geni. Quello che ho imparato io da questa mia vita è che,  anche la consapevolezza si trasmette, così come il sentirsi madre.
E’ da questo sentire che parto.
Dal mio sentirsi madre di bambini mai nati e di bambini futuri, dal mio personale cammino che scelgo di raccontare qui: oggi lo faccio prendendo a prestito pezzetti di questo libro, nel tentativo di ricostruirmi.

Ogni storia di donna è legata da un filo. Questo filo è tenuto insieme da una donna di nome Maryam, Maria, emigrata che affronta un viaggio di stenti su un barcone, incinta di un sogno, e non del suo fidanzato Yussef, Giuseppe. Maryam muore dando alla luce suo figlio con un cesareo dopo il viaggio di fatica. Maryam è vergine e il bambino non ha il patrimonio genetico dei genitori.
Maria ha fatto un’eterologa?
Ha dato il suo utero in affitto?
Maria è una donna come noi.

Maria è la Madre di tutte noi.


lunedì 18 giugno 2012

Nero su bianco

E' arrivata via posta la cartella clinica.

E' così che nero su bianco ripercorro quell'inferno.
ore 22.00 ...annesso sinistro nella norma (29x17x20mm), annesso dx di dimensioni aumentate (78x50x65mm) per la presenza di una formazione disomogenea scarsamente vascolarizzata...(..) corpo interno mobile dolente, Douglas fortemente dolente...(...)presenza di perdite ematiche rosso scuro...
ore 22.10 la pz firma il consenso informato all'intervento chirurgico
ore 22.15 si avvisa il CE di Anestesia dell'indicazione ad eseguire intervento chirurgico e si contatta la sala Operatoria Urgenze.

minuti interminabili, scorrono lenti nella mia mente.

Eccole le immagini del dolore.
Anche se la qualità è scarsa è facile capire cosa succedeva.
Quella enorme macchia bianca parla da sè. Prende tutto lo schermo. 

Descrizione dell'intervento:(...) "open laparoscopy" con accesso trans-ombelicale....si visualizza cavità addominale e pelvica occupate da abbondanti coaguli ematici. ...(..) Aspirazione di circa 1500 cc di sangue misto a coaguli che dalla pelvi risale fino alle docce parieto-coliche.... (...) si visualizzano l'utero e l'ovaio di sinistra e la salpinge di destra che appaiono nella norma; (...) la salpinge di sinistra si presenta ectasica e congesta, con formazione di circa 3-4 cm di diametro nella porzione mediale, sanguinante. Salpingotomia della porzione antimesenterica della tuba con fuoriuscita di materiale di aspetto ovulare frammisto a coaguli ematici. (...) si decide per salpingectomia totale sinistra.
Mi fermo qui.
Al materiale di aspetto ovulare, sei tu.
Alla fotografia di te che vieni via da me.
Alla descrizione del nostro distacco.
Testimonianza della tua breve esistenza.
Non ti invento.
A volte ho come paura che tutto quello che mi accade sia di mia invenzione, che tu non ti fai corpo e cellule dentro di me, che i tuoi arrivi qui siano solo il risultato del mio desiderio.
Invece ci sei, ce lo dicono queste parole.
Allora il dolore non mi sta facendo impazzire.
Tu.
Io e te.
Nero su bianco.
Lacrime e singhiozzi a leggerti, perchè la paura sembra passata e invece è dietro l'angolo, rimane lì silente, e poi si riaffaccia e ti prende.
Si trasforma in sogni articolati, in corde intorno al collo, in urla soffocate.
E poi sorrisi finti, a cercare di tranquillizzare. Che è tutto a posto. Tu sei viva e l'importante è questo.
Che le soluzioni poi si trovano.
Si fa tutto.
Che noi non la rimuoviamo la paura. La affrontiamo.

Poi ti ritrovi tra le mani i numeri, le immagini, gli orari e le firme di consenso, di quella che è stata la tua paura più grande.
La paura, per cui, con gli occhi imploranti, chiedi a dottori ed anestesisti, a sconosciuti, aiuto.
Aiuto.
Aiuto.






giovedì 14 giugno 2012

La Bolla di Adelia

Adelia mi ha regalato un'espressione che ho tenuto nel cuore durante i giorni dell'ospedale e del grande dolore fisico:

Mi sento una culla vuota, mi sento una bara vuota.

Questa frase mi ha colpito come un proiettile di vetro che poi si è fatta schegge dentro il mio corpo.
Ha racchiuso tutto ciò che sento, tutto ciò che mi sento, tutto l'odio che ora provo per il mio corpo, che non culla i miei bambini.
Non si nasce da un corpo, ma dalla coscienza di una madre
questa è Adelia.
Una donna con le braccia aperte e la sua pancia vuota in attesa.
Una donna che accoglie e condivide.
Avevo pianto mentre leggevo la sua storia in ospedale, lei è una conchiglia sulla spiaggia di Nina e la trovate qui nel suo blog, perchè con lucida consapevolezza aveva raccontato il suo dolore, come se fosse capitato ad un'altra donna, e ora, oggi, che vivo il mio di dolore, e la mia nuova perdita, piango ancora.
Perchè la ritrovo qui, in questo angolo di precarietà e di incertezza, in questo mondo fatto di vuoti, di quel "dopo" le beta che non crescono, "dopo" le camere gestazionali vuote, "dopo" quel sangue che porta via, "dopo" le assenze e i sogni dei figli mai nati, e i sorrisi dei figli non tuoi, nati quando dovevano nascere i tuoi.
E perchè mi ritrovo nella sua forza, nel suo bisogno di combattere nonostante la paura che possa riaccadere, il terrore cieco quando il test è positivo, eppure, il bisogno di guardare avanti, senza permettersi di tornare a guardare quel buio, nella speranza che quella luce non si spenga mai, nella convinzione di diventare un giorno madri di figli su questa terra, già mamme speciali oggi.

mercoledì 13 giugno 2012

30 giorni


30° giorno

Oggi sono tornata nel mio studio per lavorare un pò.
Ho guidato per la prima volta dopo un mese.
La scrivania e il pc lasciati così come li avevo lasciati quel giorno che ero fuggita via per andare a ritirare i risultati delle prime beta. Uno strato di polvere a ricordarmi che il tempo è passato.
E' tutto normale.
Anche se di normale non c'è più niente.
Piano piano si tornerà alla vita, ma ogni strappo, ogni lacerazione, ha intaccato la mia anima, ogni volta un pò di più.
E' tutto normale, eppure mi sento come su di un piano inclinato, come la foto che ho scattato mentre tornavo a casa. 
Gli alberi, il sole, le nuvole, la strada di casa, la scrivania, le colleghe, e il lavoro. Potrei parlare del mio lavoro. 
Ma è tutto inclinato. Come la mia anima.

martedì 12 giugno 2012

compleanni

Oggi Pam avrebbe compiuto 38 anni.
Sulla sua bacheca di FB scorrono cuori e auguri e qualche ex demente, di quando eravamo adolescenti, che non si preoccupa di lasciare dei TVB infantili, senza tener conto che un giorno sua figlia potrebbe voler leggere questi messaggi e porsi domande a cui nessuno potrà rispondere.
A volte l'insensibilità e l'egoismo delle persone mi fa rabbia, mi sconcerta, mi fa piangere.
Suo marito ha lasciato solo una piccola frase "ciao amore mio", ed io entro dentro il suo dolore e violente ritornano quelle giornate di lacrime di tre anni fa.
Pam non mi lascia mai.
E' con me più ora che prima, quando era su questa terra.
L'ho raccontato anche qui, la sognai un mese prima della gravidanza.
A Pam sarebbe piaciuto Hope.
Ho avuto questo pensiero all'improvviso stasera. Non lo so perchè lo sento, ma so che è così.
A Pam piaceva Ema, la mia gatta, perchè quando eravamo piccole ne aveva una uguale alla mia.
Sono serena rispetto alla sua morte.
Ho imparato a conoscere il dolore dal suo addio in poi.
L'ho fotografato e appeso al muro.
Ho imparato a crescere da quel momento in poi.
Per questo so che uscirò da questo momento di fatica fisica e psicologica.
Mi sono allenata e sono a questo punto ora.
Pam sarebbe orgogliosa di me ora.
Lei ci sarebbe stata durante questo mese di fatica. Mi avrebbe telefonato e lei sarebbe venuta a prendere il tè e a farmi compagnia, quella compagnia che nessuno mi ha dato in questi giorni.

Se devo collegare un'immagine a lei, penso ad un dondolo. Penso all'altalenare lento del dondolo.
Oggi mi ha chiamato l'altra nostra amica, noi eravamo in tre. E lei mi ha chiamato per sapere come stavo, dicendo che aveva lasciato correre tutto questo tempo perchè non voleva disturbarmi. Ma io lo so che mi ha telefonato oggi, perchè oggi è il compleanno di Pam. E sentivo che era sulla bocca di entrambi, ma non ce lo siamo detto. Non ce n'è stato bisogno.

sabato 9 giugno 2012

Questo vuol dire per me prendermi cura di me stessa.


Ho tagliato i capelli.
Giù i miei ricci cadevano giù.
Ora sono leggera.
Non ho nemmeno pensato a quello che facevo.
I miei capelli,
 che sono tutta la mia forza.

mercoledì 6 giugno 2012

spiritelli porta-femmine





E' così è nata la seconda bambina concepita negli stessi identici giorni del mio quarto angelo.
In tre eravamo, quattro se consideriamo che la prossima bambina nascerà tra un mese. Tutte bambine.
Chissà se eri una femmina anche tu.
Ho sempre desiderato una bambina.
Mia sorella anni fa, prima ancora che iniziassi la ricerca di un figlio, mi regalò un vasetto dipinto a mano raffigurante uno spiritello, con un tappo di sughero, preso a Caserta.
La leggenda dice che tra i vicoli del borgo di Caserta antica vi è la presenza di Folletti che si agirano tra le mura medievali creando un'atmosfera magica e misteriosa.
Gli spiritelli portafortuna prendono corpo nei cocci decorati a mano, da qui deriva l'abitudine di inserire un desiderio scritto all'interno del coccio...

lunedì 4 giugno 2012

2 giugno




due giorni fa era il 2 giugno.
di due anni fa ho poche immagini impresse nella memoria.
La sfilata militare ai fori in televisione.
La pioggia fortissima e incessante.
Il giglio bianco appena nato sotto l'ulivo.
Io nel mio letto in quel lago di sangue.

Di due anni fa ricordo la non conoscenza dei fatti.
La speranza che avendo capito di essere fertile, il mio bambino sarebbe tornato di lì a poco.
Lo smarrimento di un dolore che non avevo mai conosciuto.
Dolore che dopo avrei imparato a conoscere in tutte le sue sfaccettature.
E l'innocenza.
...che le cose sarebbero andate a posto come in puzzle.
Che tutto ciò può accadere a tutteledonne, per capire poi in seguito che tu non sei tutteledonne.


venerdì 1 giugno 2012

i miei compagni di convalescenza...


Ecco i miei angioletti di convalescenza. Senza di loro avrei pianto ogni minuto. Invece loro non mi hanno mai abbandonato e sono sempre stati con me sul lettone. Ho passato due giorni con febbre alta. Non pensano sia dovuto a complicanze post operatorie, ma, per scrupolo sono sotto antibiotici. La febbre mi ha lasciato un dolore fisso a destra che non mi permette di alzarmi e camminare bene, né di guidare, tantomeno di ricominciare a lavorare, così ...casomai volessi distrarmi...
Si pensa a qualche aderenza post chirurgica, che francamente non so cosa significa, ma forse é meglio non saperlo: tanto ormai sono qui da tre settimane a leccarmi le ferite e cercare di guarire e non posso che accettare questo.

Vorrei guarire.

Vorrei riuscire a pensare al futuro...ma non ho le forze per farlo.

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