giovedì 27 giugno 2013

a riva



oggi il papà di fabio è qui con noi, ma non va bene. Non parla. E' triste. Gli abbiamo chiesto se si stava annoiando e ci ha risposto che è solo semplicemente smarrito...atterrito.
E io iperventilo.
E poi faccio torte.
Una alla pesca e una alle mele, così quando torna gliene regalo una.
Perchè non so che fare, non so come arginare tutto questo dolore.
E poi vi leggo.
Leggo dei recenti positivi.
Ed io mi sento senza forze.
Il giorno prima della morte di mia suocera, ho passato tre ore al telefono con tutti gli ospedali di Roma a cercare di capire se oltre al FBF esisteva un'altra struttura che poteva farmi quelle cazzo di analisi in aggiunta a quelle già fatte. Quelle che devono completare il pannello della trombofilia.
Quella maledetta mattina avevo messo la sveglia per farmi la levataccia per il FBF e invece mi ha svegliato mio suocero sul mio cellulare che gridava che Carla era svenuta,si sentiva male...povera...era già andata via e lui non lo aveva capito...
Siamo usciti in cinque minuti netti e non so perchè mi sono portata dietro il plico con le analisi da fare, perchè ho pensato che poteva essere un falso allarme, una paura che rientrava e in caso allora, avrei potuto andare a fare i prelievi. Quel plico, con l'esenzione M00, tanto sudata, è rimasto in macchina per una settimana.

Quella paura non è più rientrata.

Io in quegli istanti di terrore e concitazione, ho pensato prima al mio problema.
Ho cacciato indietro la paura e ho voluto continuare a pensare al mio mondo.
Che brutta persona che sono.
Ora non ho nemmeno il coraggio di sfogliare quelle richieste mediche.
Non ha senso.
Mi daranno forse qualche risposta ma non mi daranno la soluzione per avere un figlio.
La terapia adottata sinora non cambierebbe e, detta tutta, non me ne frega niente.
Vi leggo con nostalgia per il vostro entusiasmo.
Rivivo con voi tutte le paure, i dubbi, le emozioni bellissime della pma.
E mi sento così distante.
A me la PMA non darà un figlio.
Questa è la verità.
Il mio problema, il mostro che non ho trovato, contro cui non so combattere, vince contro la PMA.
Mi è rimasta una tuba, trentanove anni, e un utero bello ma che ha ospitato tante gravidanze.
Troppo poco per portarmi qui il mio bambino.
E ora sono stanca.
Sento di non avere più la forza per combattere.
Mi sembra come di galleggiare, a pancia in su, dopo la tempesta.
Tutto intorno i residui dell'imbarcazione che mi ha portato a sfidare la tempesta.
Ora è calma l'acqua.
Guardo in lontananza le imbarcazioni di chi è riuscito a superare il temporale e ora ha preso il via.
Io mi lascio andare, lascio che gli eventi accadano.
Che il mare mi riporti a riva.

Chissà se ci sarà qualcosa che mi aspetta sulla riva.


sabato 22 giugno 2013

il nuovo assetto

A mano a mano che i giorni passano, il dolore prende varie forme.
Piano piano ci accorgiamo che non c'è più, perchè, mentre all'inizio è l'emergenza che chiama e la quotidianeità si rompe, ora, che le piccole cose si rimettono al loro posto, c'è un buco, un vuoto che non si riempirà più.
Questa è la morte di una persona cara.
Un buco nella nostra vita che tu cerchi di riempire tutto intorno.

Questo è il nostro attuale assetto.
Fab si è buttato sul lavoro.
Poi capita che guidando cominci ad urlare, senza avere più fiato.
Poi capita che portando a spasso Hope cominci a piangere senza interruzione.
Poi capita che si blocchi, all'improvviso con lo sguardo spento.
Poi capita che durante la notte si gira e si rigira ed io mi sveglio e gli tengo la mano.

Hope assorbe il nostro dolore e lo drena. Ci vive appiccicato. Pretende di dormire attaccato a noi da quando è successo. Non ci molla un attimo. Fab continua a dire che senza di lui sarebbe stato diverso. Hope assorbe assorbe. Quando alziamo la voce tra di noi, ma non perchè stiamo discutendo, magari ci stiamo raccontando qualcosa in modo concitato, lui alza le orecchie, smette di fare qualunque cosa stia facendo e viene da noi, si blocca e ci guarda con fare apprensivo e allora noi siamo costretti a smettere e rassicurarlo, baciandoci.

Io mi divido tra noi, il lavoro e il papà di Fab.
Poi capita che non ho più il fiato.
Non respiro.
Mi si chiude il petto.
Poi capita che vorrei parlare di lei per ore, vorrei avere una delle sue cose qui con me, vorrei arrabbiarmi con lei per le sue mancanze.
Poi sono arrabbiata con lei.
Mi ha lasciato sola in questo momento così brutto.
"state tranquilli" diceva sempre.
E io mi arrabbiavo.
Cosa c'è da essere tranquilli con quello che ci succede?
Pensavo.
E ora dobbiamo stare tranquilli.
E ho bisogno di sfogarmi, di piangere, di urlare, di drenare questo dolore.
Ma non posso farlo, non ora.
E allora il mio corpo parla per me.
Dopo una settimana son dovuta tornare dal mio carodott perchè il ciclo continua a tornarmi ogni quindici giorni.
Lui mi dice: "stai tranquilla, è tutto a posto. Ma tutto questo è dovuto al forte stress e allo choc subìto".
E così incasso.
Bella storia.
Non mi era mai successo.
E ora succede.

Non posso non pensare che se ora uno dei nostri figli fosse vivo, potrebbe aiutare Fab ad affrontare tutto questo dolore.
E non posso non pensare che avremmo la possibilità di avere con noi un pezzettino di lei.
Con il suo profilo e i suoi occhi, che sono anche quelli di Fab, perchè i suoi geni, quelli della sua famiglia, sono da sempre quelli dominanti.
E dunque, non posso non sentirmi una donna a metà, una donna sbagliata, che non è in grado di dare un figlio al suo amore.

Poi mi fermo e rifletto sulle parole di mio suocero.
Lui dice a suo figlio:
"tu e tuo fratello siete per me e mamma le cose più importanti. Ma lo siete per NOI. Per noi due insieme, voi due siete la nostra cosa importante. Per me, preso singolarmente, la cosa più importante è vostra madre. Lei è la mia cosa importante. Ed io lo sono stato per lei."


Mamma Carla, mandaci un pezzettino di te.
Te ne prego.
Abbiamo bisogno di te. Di rivederti nei suoi occhi. Te ne prego.

lunedì 17 giugno 2013

come una madre

Passi giorni, mesi, anni dietro un obiettivo.
Poi un giorno ti fermi e non sai più che fare.
Dieci giorni fa era così.
Oggi no.
Guardi il mondo da fuori, guardi ciò che sei diventata, quello che hai fatto.
Come se non fossi te a guardarti, ma un'altra.
Guardi le persone attraversare la tua vita. Raccogli frasi e abbracci da chi non ti aspettavi potesse dire e fare.
Hai rivolto lo sguardo altrove fino ad oggi, e hai sbagliato.
E' sempre stato questo l'errore della mia vita.
Guardare nei luoghi sbagliati, cercando di interpretare quegli sguardi spenti che non ti restituivano.
Chissà perchè ho fatto sempre così, ho sempre cercato dove non ricevevo e mi sorprendevo di questo.

E invece non mi accorgevo dei tanti puntini di luce intorno a me, che cercavano di illuminarmi.

Vorrei provare a descrivere cosa significa essere attraversati da un'onda di dolore così improvvisa e intensa, ma non ha senso. Non sono la sola al mondo a cui è accaduto.
So solo che ora ho due famiglie, due case, due teste, due dolori, due stanchezze, due pensieri, due preoccupazioni, e mi pesa.
Sento questo peso su di me e mi sento inadeguata.
Sento la responsabilità di non riuscire a lasciar andare.
Sento di non avere più spazio per niente, che la ricerca di questo figlio, che pensavo potesse essere il dolore più grande, non può più essere l'unico spazio da riempire, l'unica tela bianca da dipingere.
I giorni passano e noi siamo fermi a quel momento.
Sento il dolore di Fab come fosse il mio.
Mi manca il fiato.
Sono stanca.
Affaticata.
Mi piacerebbe stare bene, ma non so più come si fa.

Al funerale tra le centinaia di persone, una donna mi abbraccia, si presenta, tra le lacrime mi dice che C. pregava sempre per noi insieme a lei.
Sabato, durante una delle tante commemorazioni di questi giorni per la sua morte, questa donna si ripresenta:
Parla un pò con mio suocero e con Fab e il fratello, poi mi prende da una parte, mi tiene tutte e due le mani, mi dice che C. non chiedeva sempre perchè non voleva essere indiscreta e perchè non sapeva come lenire il nostro dolore e le nostre preoccupazioni, lo diceva a lei per telefono. Allora avevano deciso che il loro aiuto poteva essere quello di  pregare insieme per noi, e che ora che non c'è più, lei avrebbe continuato a pregare per me. E poi mi tocca la pancia e mi dice che è mamma di tre figlie e che capisce, capisce tutto e di avere fiducia perchè accadrà, lei lo sapeva.
La sera mio suocero mi ha raccontato che dopo queste tre figlie, questa donna ha avuto tanti aborti e che poi, in tardissima età, quando credeva di essere in menopausa (abbiamo calcolato che lei fosse intorno ai 50 anni) rimase incinta nuovamente, stavolta di un maschio.
In quel momento, mentre quella donna sconosciuta mi stringeva le mani e i suoi occhi conoscevano il mio dolore di madre mancata,  avevo voglia di singhiozzare, di lasciarmi andare finalmente, di poter piangere un pò, senza la paura che qualcuno della famiglia potesse vedermi e poi preoccuparsi. Ancora. Non ora.

Ho pulito per ore il bagno dove la sua vita se ne è andata per sempre.
Tra le lacrime e i singhiozzi, ho strofinato fino a farmi male, ho cercato di lavare il dolore e il sangue, ho pregato inginocchiata, immaginandomi i suoi ultimi istanti tra una lavatrice e una vasca da bagno. Ho odiato me stessa per questo. Poi l'ho sentita come madre. La madre di un prematuro, che riteneva di dover trattare come tale anche ora che mio cognato ha quarantatrè anni. Poi l'ho sentita come madre che deve lasciare i suoi figli ma non vuole, perchè il suo compito non è mai finito. Poi l'ho sentita come moglie, compagna del suo uomo e della loro lunga vita insieme. Poi l'ho sentita come suocera di una me scostante a volte, forse troppo diretta per i suoi tanti errori, arrabbiata per le sue non-scelte di vita.
Poi l'ho sentita come donna, la cui vita ora è altro.
Allora ho sentito di essere anche io tutto questo.
donna-moglie-madre.
E che la mia vita è cambiata.
Ora.
Ci saranno momenti diversi da questi. Vivremo altri tempi.
Questo tempo è quello della ricerca dell'infinito, dei legami non terreni, con i miei figli e con le persone che non sono più qui. Questo è il tempo per imparare a credere in me e in quello che sono in grado di fare, senza contare su quello che è stato e su chi finora ha avuto uno sguardo spento su di noi.

Sabato, dopo la conversazione con quella donna, mi è stato fatto un dono. Il sacerdote amico dei miei suoceri, che ha celebrato i funerali, ha preso le mie mani e quelle di Fabio e ci ha fatto un dono, che non descriverò, ma che mi ha riempito di intensa felicità e che mi ha dato la possibilità di comprendere oltre quello che finora pensavo di aver capito.
Se c'è un bello nella partenza così violenta e improvvisa di C., questo dono è il bello.
La maternità è un dono.


p.s
Per la Presuntuosa:  lei aveva i capelli castani e gli occhi marroni chiaro...

Fonte:  L'incontro tra le cugine, Ain Karem, chiesa della Visitazione


L'anima mia magnifica il Signore *

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *

e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri, *

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e semprenei secoli dei secoli. Amen.

( Il Magnificat )





Questa sera ho ritrovato questa foto. A voi non dice nulla. A me dice un sacco di cose. 
Io sono a letto sotto il plaid rosso, ai miei piedi ci sono la mia mamma  sulla destra e la mamma di Fab sulla sinistra. Io ero a letto dopo il transfer (sul comò c'è la scatola con le medicine e le punture), lei aveva passato l'intera giornata con me, io e lei da sole, per un problema tecnico che avevano loro in casa, ed era la prima volta che succedeva dopo tanti anni. Abbiamo pranzato insieme noi due, abbiamo visto la tv insieme, litigando sui programmi, abbiamo chiaccherato tanto, anche se io non mi sentivo per niente bene e infatti poi ho capitolato a letto (e il giorno dopo le beta sono andate poi male). Quel pomeriggio ridevo con  Petalo Blu su whatsapp dicendole che le due donne mi stavano riempendo di chiacchere senza farmi riposare. Poi ho scattato questa foto per farle capire la situazione. Abbiamo riso di questo.
E' stata l'ultima volta che è stata nella mia casa, per la prima volta una giornata insieme io e lei. Stasera improvvisamente ho ricordato quel momento e sono corsa a cercare questa foto...ho bisogno di questo ora. Ne ho bisogno tanto.

mercoledì 12 giugno 2013

Arriverà

C'è un tempo per sognare,
uno per chiudere gli occhi e credere nel futuro.
C'è un tempo per lasciar andare le braccia per far sì che possano ciondolare senza forza.
C'è un tempo per fermarsi, guardare gli altri che continuano a correre e vederli superarti.

C'è un tempo per dire basta.

Se la vita si interrompe improvvisamente, in quegli istanti in cui tu corri, corri, corri e nel mentre, guardi davanti a te scorrere gli ultimi istanti di chi la vita te l'ha data, allora, quel tempo per fermarsi è arrivato.
Se n'è andata così. Mentre si preparava ad uscire. E così l'abbiamo trovata, nonostante la nostra corsa, e il bisogno di arrivare in tempo, il fiatone, le urla, l'ambulanza, l'ecg piatto, gli operatori sanitari intervenuti che scuotevano la testa. E lei in terra.

Poi è tutto buio.







Dal buio senti salire il dolore.
Un dolore che solo per la partenza dei miei figli avevo provato.
Poi svieni. Poi la gente è tanta. La chiesa è piena, ti senti soffocare. Poi vuoi svenire ancora. E preghi, preghi che questo non avvenga.
Poi lo guardi. Il tuo compagno, a cui hanno tolto i figli. Sull'altare parlare di sua mamma.
Poi lo senti quel vuoto, quel dolore sordo che ti taglia in due.
Come faccio?
Come posso lenire un dolore così grande che mi fa morire e che distrugge lui.
Come si fa?
Dallo a me questo dolore Dio. Solo a me.
Non a chi amo.
Lo voglio io e solo io questo dolore.
Poi chiudi gli occhi, e davanti passano tutti gli infiniti istanti che ancora oggi durano.

Ci sono momenti in cui capisci cosa fare.
Ora è tutto chiaro.
Ora non c'è più nessuna nuvola.
Ora sono in pace.
Da mamma, il cui pensiero  fisso era sapere che i propri piccoli erano soli, ma ora non più.
Ora so di essere in pace, perchè ho la certezza che lei è con loro.
Ora sono serena, nonostante il dolore.
Quel dolore che l'ha accompagnata per anni e che nascondeva con il sorriso e la speranza nel cuore.

Ci sono momenti in cui tutto cambia, in quei pochi istanti di vita che si spenge.
Ora sappiamo cosa fare.
Con la serenità nel cuore e tutto l'amore.


Arriverà.
Ora lo sappiamo.

venerdì 7 giugno 2013

non più


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è'il  vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perchè con quattr'occhi forse si vede di pi?
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue
Eugenio Montale




Questa mattina, improvvisamente, la mamma di Fabio è andata via per sempre, lasciandoci un dolore e un vuoto incolmabile.

"finalmente ora sei nonna, mamma mia..." le ha detto mio marito appena arrivati a casa dei suoi genitori, mentre la mamma, già non respirava più .
"finalmente ora i miei bambini hanno un nonna lassù, prenditi cura di loro, mamma."

martedì 4 giugno 2013

Fin qui i fatti.

Facciamo una cosa.
Dopo un mese di clausura riapriamo i cancelli.
Non mi piace l'autocensura.
Non mi piace stare al buio
Voglio aria.
E' possibile che gli spioni si siano fatti un giro altrove avendo trovato i cancelli chiusi e i cartelli NON ENTRATE SENZA PERMESSO
Avranno altro da fare no? che stare appostati sotto casa mia.

Riapriamo le porte che mi sono rotta.


Ho un sacco di cose da dire.
Non belle.
Non brutte.
Alti e bassi.
Molti pianti.
Un segnale eloquente dal mio corpo.
Due cicli in dieci giorni.
Vabbè! ma Si! mettiamo in piazza tutto!
Tanto ormai il mio utero lo conoscono tutti!

Un segnale eloquente dicevo.
Mica pizza e fichi.

Succede che tre diverse personalità mi dicono che l'ultimo tentativo non è stata una gravidanza.
Ecchevordì?
Ho detto io.
Dicono che ci stanno una serie di cose da considerare, tipo che ci può essere stato un errore di laboratorio, che la struttura molecolare dell'LH si confonde con quello dell'HCG e così vengono fuori le beta positive, basse, ma positive.
Tipo che il gonasi può aver detto il fatto suo...lo sapete no? il gonasi influenza.
Vabbè. A me avevano detto che era passato abbastanza tempo.
Insomma.
Tre soggetti diversi dicono che la gravidanza non è partita.
1. Il soggetto A è un endocrinologo. Programma: fare le analisi della riserva ovarica e poi ragionare se continuare a fare tentativi in pma o naturali. Rimane in piedi l'ipotesi che le problematiche delle tiroidite autoimmuni in gravidanza possono essere la mia causa di abortività.
2. Il soggetto B, anzi le soggette, perchè sono due, che chiameremo B e Bbis, grandi femmine esperte di poliabortività, che il mondo dei forum, dei blog, e delle poliabortivite amen tutte, conoscono bene, dunque non c'è bisogno di fare i nomi, confermano le tiroiditi autoimmuni in gravidanza e consigliano di alzare il dosaggio di eutirox a beta positive a prescindere ("poi si fa sempre in tempo ad abbassarlo" dicono). Poi mi riempiono di analisi per completare lo screening per la trombofilia e le autoimmunità, perchè, dicono, non l'ho completato, ma comunque, ammesso risulti positiva a qualche esame, la terapia in gravidanza è quella già adottata: eparina+cardioaspirina+cortisone.
Bella scoperta.
Nel frattempo cambia la legge sulle esenzioni e a me tocca nuovamente una trafila esagerata per cercare di avere un codicillo chiamato M00 che noi POLIABORTIVE, non donne che indagano il preconcenzionale (bada ben!) e quindi che fanno capo alla lista del decreto ministeriale del 10 settembre 1998 , abbiamo dirittto all'esenzione perchè stiamo indagando una patologia accertata.
Ne parlai qui, quando la burocrate, stronza, mi consigliò vivamente l'adozione.
Bene.
Oggi, me la sono ritrovata davanti, mentre le spiegavo che io sono una categoria avente diritto all'esenzione, e la burocrate con la faccia a punto interrogativo mi guardava e nel mentre cercava di scaricare il decreto da MAMMOLE.IT !!!! giuro!!!! senza nulla togliere al forum per carità, ma quando diligente e con fare sapiente, ci spiegava che le nostre analisi non rientravano nella suddetta lista, mio marito ha fermamente spiegato che stava leggendo la lista da un forum e non dal decreto. Che, una volta che le abbiamo spiegato cosa dove andarsi davvero a scaricare, allora potevamo ragionare.
E comunque, la suddetta, ha deciso che era il caso di ricordarmi che esiste la possibilità di ADOTTARE, e che a 39 anni dovrei proprio pensarci eh, che il tempo passa.
E che poi dovremmo farci un bel viaggio e poi vedete che il pupo arriva.
E niente, io non ce la faccio proprio a non ripetere che il pupo arriva sempre in realtà, il fatto è che non si ferma.
E non fa niente.
E' perchè sei stressata.
Ah.
ma io faccio yoga.
so' proprio una persona a modino.
sviscero un sacco di cose.
metto a nudo tutta me stessa,
CONDIVIDO:
certo, ci penso. Eh cavolo. Non è che non ci penso.
Ma penso pure che lo stress è un altro.
E che non è colpa mia, ovvero del mio presunto stress se i miei figli non si fermano.
E 'fanculo va.
E niente. Non ce la faccio a mandarcela. E niente 'sta tipa mi servirà sempre, perchè l'M50 (* codice per gravidanza a rischio) mi perseguiterà sempre, anche con un eventuale eterologa, e quindi, saluti e sorrisi e 'fanculo tra i denti, vedrà che torno con il pupo, vedrà lei.
stronza.

E comunque, tornando alle soggette B e Bbis, programma: analisi da concludere, eco in 3d della flussimetria delle arterie uterine (che avrei dovuto fare domani, al 21° giorno del ciclo, ma l'ho già detto che i il ciclo mi è tornato due volte? e quindi niente. salta tutto), che non dà risultati certi in poliabortività e noi, signora siamo nello sperimentale, ma con un caso come il suo proviamo tutto. Certo. Sperimentiamo dai.  E poi PDG, PDS, ovvero, ANALISI PRE-IMPIANTO, già detto e in precedente post.
Questa storia apre un capitolo troppo complicato ed io stasera la sto facendo pure troppo lunga ed incasinata, quindi rimando la spiegazione.
Anticipo solo che mi viene da vomitare.

3) Soggetto C, il mio carodott, che non ha sbagliato niente fino ad oggi, da quando si è affezionato al mio utero, da quando il mio endometrio è figlio suo, che il giorno che lo vide per la prima volta, fece un balzo indietro e non vomitò solo perchè è un ragazzo educato. Il mio caro dott che ogni volta che gli annuncio per telefono che le mie beta sono positive mi risponde che 'mo so cazzi. Ecco, il mio carodott, che vedrò lunedì prossimo, ha questo programma:
a) IL MIRACOLO, solo questo può darmi un figlio naturale senza anomalie, senza aborti. Sano. Un mostro insomma. Ma è credente. E quindi al miracolo ci crede.
Pure io, a dirla tutta.
E qui si apre un altro capitolo quasi lungo come quello della diagnosi preimpianto.
b) eterologa.
ma insomma, io, soggetto poliaboritivo sinecausa, ho un sacco di dubbi a cui diligentemente farà fronte durante il nostro incontro, circa il fatto che il problema possa essere del contenitore (cioè io) e non del contenuto (cioè i miei angioletti).


stop.
Respiro.
Fino a qui i fatti.
Nei prossimi giorni i pensieri.
Ora respiro.
Apro le finestre.

ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!

ok.
ci sono.



p.s
una chicca.
vi siete mai ritrovate a partecipare (senza il tuo permesso) ad un gruppo di whatsapp con parto in diretta della compagna di quello che era uno dei tuoi migliori amici?
parto in diretta con commenti di tutti quelli che erano i tuoi migliori amici che con smiles e faccine parlano di zie virtuali ed emozioni galoppanti.
E tu stai lì, con il telefono in mano che urli in tutte le lingue che, come cazzo si esce da questo gruppo, che non voglio farne parte, che a me nemmeno un sms in quattro anni per sapere come andavano le mie gravidanze, che nemmeno una pacca sulla spalla durante tutte le ipocrite cene passate insieme, che noi no, noi due, du' palle sempre a parlare di aborti. Ecco noi no.
Allora non includetemi nei vostri gruppi di parto in diretta via whatsapp, persone piccole e insensibili che mai sapranno cosa significa davvero assaporare con tutto l'amore che si ha in corpo, il dono che la gravidanza è.
Nemmeno durante un parto.
E amen.

Piccole persone.

e poi niente.
tanti pianti urlati e lacrime e pianti ancora.
tanto dolore.