mercoledì 31 dicembre 2014

Di solitudine che non mi appartiene



Ieri mi sono scontrata confrontata con una persona circa il tema della solitudine.
Questa persona mi ha fatto notare che pur avendo avuto tre figli, la sua solitudine, ovvero il suo essere figlia unica con una famiglia senza cugini, la porta dentro, nel cuore, da sempre e che durante queste feste si accentua, nonostante.
Nonostante lo dico io.
Pagherei oro per passare le feste con tre dei miei figli in vita.
Eppure è così.
Perchè io sono figlia di una famiglia numerosa, che si confronta scontra quotidianamente con problematiche diverse. 

Eppure, ci si può sentire soli anche con tanti fratelli.
Eppure ci si può sentire soli anche essendo madre di tre figli.

Ho riflettuto molto su questo.

Io non mi sento sola perchè non ho figli.
Io mi sono sentita sola perchè abbandonata dalle persone a cui volevo bene quando ero addolorata.

Oggi non mi sento sola.
Mi basto, con tutti i miei difetti e le mie inquietudini e i miei vuoti.
La mia famiglia, quella formata da noi due e da Hope è davvero quanto più mi rende sicura e in pace.

Mi volto indietro a questo anno passato.
Non è stato affatto male. 
Non ho avuto ciò che desideravo ma mi ha aperto a nuovi mondi e nuovi modi di vedere la vita.
Non sono stata male. Non ho provato dolore.
Per me vuol dire tanto, tutto, dopo anni di sofferenza, anche fisica.
Sono stata bene e questo non è poco. Ho potuto riprendere le forze e ricominciare a vivere.
Avevo bisogno di questo tempo, non sarei riuscita a ri-iniziare altrimenti.

Ne è valsa la pena sin qua.


Buon anno, noi, per la prima volta da quando viviamo insieme, saremo a casa nostra. Hope tremante al mio fianco.
Aspettiamo la persona che si sente sola con i tre figli, anche se avremmo voluto tanto rimanere "solo" noi.
Eppure,
nessuno dovrebbe sentirsi mai solo.




Buon inizio.




ù

mercoledì 24 dicembre 2014

Buon natale

E buon natale ai miei bambini, Eugenio, Beatrice, Diego, Carla, Alberto, Lorenzo, e buon natale a quelli che abiteranno ancora la mia pancia.
E buon natale ai vostri cuori smarriti, soli e vuoti, che si possano riempire ancora di speranza.
E buon natale alle mie amiche con la pancia e la paura che le ha costrette al silenzio, pur di non respirare.
E buon natale alle già mamme, che i loro figli le prendano per mano e non le lascino mai sole.
E buon natale a chi non c'è qui, su questa terra, ma è altrove, dove noi li immaginiamo.
E buon natale a chi si sente solo.
Perché nessuno di noi dovrebbe provare la solitudine.

Io prometto di essere più buona e più bella (certo, è difficile ancor di più !) e di essere meno critica e meno polemica. Più stronza, però più neutra nei giudizi, più serena, meno agitata, più silenziosa, più abitata.

Buon natale a Filippo, che mi segue. Questa notte è per lui.



giovedì 18 dicembre 2014

Silenzi e risposte

mi piacerebbe che per questo Natale, le persone si ricordassero come ci si sente a mandar giù aria e vuoti per l'ennesimo anno.
si sorride comunque.
si festeggia comunque.
si vive comunque.
si fa l'albero e il Presepe.
si fanno i dolci, i regali, i buoni propositi.
si regalano libri di favole.
Poi si incartano regali che non verranno mai spediti, preparati per quelle donne che come me, hanno fatto un cammino insieme, hanno pianto, mi hanno stretto la mano, si sono sentite amate e comprese, e poi hanno proseguito il loro cammino lasciandomi indietro.
Io non ho capito.
Ma è un mio limite.
Non ho altre spiegazioni.
Mi farei piegare affinchè altre donne non provino ancora questo senso di vuoto e di smarrimento e di paura. Aprirei ancora le porte della mia casa, come sempre, e vivrei per ridere insieme e condividere ancora.
Ma il silenzio, quello non lo so gestire.
Il silenzio dà spazio a interpretazioni, spesso sbagliate.
Il silenzio mi destabilizza, mi fa sentire sola.
Il silenzio, quello da rispettare, è incoerente se si scontra con pezzi di vita quotidiana che fingono normalità.
Il silenzio allontana.
E la sensazione più forte che ho in questo Natale, è questo silenzio intorno a me, nonostante io non abbia mai smesso di condividere.
Non ci saranno spiegazioni, nè interpretazioni.
E i miei regali rimarranno sotto l'albero. Impacchettati e mai portati.

Ho in mano una verità che fa male, una risposta. Quella risposta che cercavo tempo fa e che poi ho smesso di cercare. Una verità che mi è venuta incontro e che ora fa i conti con le tante morti nella mia pancia.
Oggi fa i conti con la responsabilità. Non la colpa.
Ma non venite a dirmi che è tutto normale e che non è colpa di nessuno se le cose sono andate così.
Fateci voi i conti con un corpo che uccide i propri figli.
Poi ne riparliamo.

Questo Natale è per Filippo, la mia lente nuova, che mi ha insegnato a vedere la vita da un altro punto di vista. La mia consolazione quando mi sento disperata. La mia forza quando mi sento debole. Sicura di essere guardata e guidata da lui, che ora gioca con i miei bambini.

Questo Natale è Madre Natura così benevola in alcuni casi, così severa come nel mio.
AnnaMaria mi dirà che la dea Madre mi protegge ancora, e che
"Chi é piú forte toglie la paura a chi é piú debole....Vorrá dire che comincerá tuo figlio ad essere forte per te"



Se tu ce la fai figlio mio, allora io accetto volentieri.
Se tu sei più forte di me, allora prego, avanti. Perchè io non lo sono quanto vorrei. Quel tanto che dovrebbe servire a proteggerti.
Dammi la forza per proseguire su questa strada di verità. Toglimi questo senso di solitudine che mi fa sentire malata, diversa.
Donami la voglia di sorridere davvero, nonostante la tua assenza e l'assenza di chi ho amato.
Aiutami a far comprendere che questi giorni sono il centuplicarsi del dolore e del vuoto di pancia.
Che l'indifferenza, quella che si indossa perchè non si sa che fare, fa più male di un silenzio cercato, e che io non ho capito.
E che sono immensamente grata per i doni che mi sono stati fatti e che rifarei tutto daccapo.
Dall'inizio alla fine.
Ma che non ce la faccio a non guardare indietro, in questi giorni di indifferenza globalizzata mascherata da buonismo.
I giudizi risuonano nella mia testa e mi stringono all'angolo.
Mi sento piccola e indebolita.

Sarà un anno diverso quello che arriverà.
L'anno in cui cambierà tutto e tornerà la pace, nel mio cuore e nella mia pancia.



lunedì 15 dicembre 2014

Attesa di nascere, attesa di Natale.



Il mio viaggio per i sette anni con il mio compagno, collega, amante, amico, padre,
Ve lo racconto così.
In attesa di nascere.












         
Basilica di Sant'Elia. Viterbo.
15 dicembre 2007 
Inizio del cammino




venerdì 5 dicembre 2014

Di situazioni già viste, anfibi e pantaloni neri.

C'è che oggi io dovevo sottopormi ad un esame.
Una di quelle cose che sono abbastanza rompine.
Fastidiose.
Invasive.
Diciamocelo,
dolorose.
C'è che io non ne avevo voglia. Niente.
Ficcavo il mio cervello in altri posti, persone, cose, pur di non pensare a questa cosa che
1. mi avrebbe riportato indietro di mesi
2. mi avrebbe fatto male, ed io sono stanca di provare male
3. mi avrebbe agitato, ed io non mi piaccio agitata.

Ci sarebbe anche il 4, 5, 6 e tanto più, ma non aggiungo altro.

C'è che mi dicono che è necessario farlo per "vedere se gli aborti hanno lasciato conseguenze", e come si fa a dire di no ?
Si dice di si, storcendo il naso.
Quindi, armata di mantras contro la paura scaricati a manetta sul mio telefonino da donna manager, mi appresto a fare anche 'sta cosa.
Che due palle.
Tralasciamo il fatto che mi sono dovuta imbottire di antibiotici e antidolorifici che io odio, firmare consensi e attraversare una Roma più incasinata del solito (eh già, è venerdì!) sotto la pioggia costante e battente come non mai, tralasciando i soldi che sono stati versati cash appena varcata la soglia di una ridente nota clinica romana, dicevo, mi appresto armata di anfibi, pantalone nero e cuffiette nelle orecchie ad entrare in sala operatoria, cercando il più possibile di astrarmi dal mondo intorno a me. Non voglio fare amicizia con nessuno, non voglio raccontare la mia storia, voglio sbrigarmi a svolgere la pratica e basta.
Passa un pò di tempo e finalmente mi chiamano. Lascio marito, cuore, cappotti, borse e ombrello e mi spoglio, rivestendomi con un abitino da sala operatoria la cui fantasia è identica a quella dell'altra notissima clinica romana il giorno che feci il mio bellissimo pick up.
Sorrido.
Cuffietta in testa, copriscarpe.
Ridicola.
Lo svilimento di questi posti è in realtà dovuto a come ti conciano prima di presentarti ai dottori, mica le posizioni che devi assumere durante gli esami.
Comunque,
mi danno un armadietto per i pantaloni neri e il cellulare dotato di mantras, e una chiave per chiudere tutto lì dentro.
E poi mi fanno sedere tra due tendine bianche su una mega poltrona per niente comoda.
L'attesa è snervante. Io canticchio i miei mantras guardandomi gli anfibi dotati di calzari blu e le mie gambe nude bianche come non mai.
Ripenso a quante volte sono stata in una situazione simile.
Ripenso al fatto che tutte le altre volte ci sono stata che stavo male, provavo dolore, paura, strazio, apprensione.
Oggi no.
Razionalizzo che non potrò provare più dolore di quella volta che stavo morendo nel pronto soccorso per l'extrauterina. O quella volta che aspettavo il raschiamento, che tremavo talmente tanto che non riuscivo nemmeno a firmare i consensi.
Non potrà essere più doloroso.
Sono una donnina grande e consapevole che ha scelto di fare delle cose e nessuno mi può costringere a farle. Sono consenziente e volontaria.
Funziona, fino a quando non esce la ragazza che era prima di me.
Sta male.
Urla poi.
Dice che ha dolore.
Piange.
Poi vomita.
Esattamente.
Io non la vedo, sto chiusa tra due tendine bianche. Ma la sento. Si vomita tutta la cena della sera prima credo, a meno che non ha mangiato un bue a colazione, perchè l'obbligo era di un digiuno di due ore.
Poi urla ancora e scongiura di essere aiutata.
La fanno sdraiare. Arriva la caposala, le infermiere, il dottore dell'esame.
Flebo di toradol, plasil, buscopan, bombola di ossigeno, misurazione della pressione.
A quel punto cerco di otturarmi le orecchie.
Avete capito bene.
Non voglio sentire.
Non voglio vedere persone che stanno male.
Mi dico che al tre mi alzo e me ne vado.
Non so come avrei potuto spiegare all'accoglienza il mio abbigliamento, ma poco importava in quel momento.
E invece mi dicono di entrare in sala operatoria.
Ok, vado a salutare e poi scappo.
Mi dico.

Invece no.
Invece poi mi chiedono come va e io dico che prima di ascoltare la tragedia di là stavo benissimo e mi rispondono "il mondo è bello perchè è vario".
Al che alzo il sopracciglio.
"vedrà che non sarà niente"
E io rispondo che non mi aspetto altro che questo.
Faccio la spavalda.
La mia condizione di 40enne poliabortiva mi rende tristemente veterana. Triste, ma sempre veterana.
Della serie "vuoi che faccio da sola?"
Ma ovviamente me la faccio sotto.
Invece va proprio così. Abbiamo anche l'ardire di discutere al monitor della mia cavità uterina, che è perfetta e bellissima (cito testualmente) e che uscirà sul prossimo numero di GENTE in edicola (giusto Daniela?)
E poi discutiamo di altro, l'altro che ancora non pronuncio e non racconto, che è un bel pò più serio, e poi basta, mi dicono di rivestirmi che mi dimettono.
Niente.
Manco l'ombra di un dolore.
Che fico.
Torno dal VIA dove sta la collega sotto flebo che ancora urla, e aspetto (ancora) in mutande.
Poi mi dicono che posso andare a recuperare i pantaloni neri nell'armadietto e uscire.
Bene.
Ma io non ho tasche.
Sono in mutande.
Dove sono le chiavi dell'armadietto???????
Sono sparite.
Panico.
Infermiere di nuovo in agitazione.
Fermi tutti. Si torna in sala operatoria. Si alza il materassino del lettino. Si rovista nei cesti dell'immondizia. Negli angoli. Nei calzari blu.
Le chiavi sono sparite.
Io comincio a ridere.
Loro, sono costretti a chiamare uno scassinatore di armadietti per ridarmi pantaloni e cellular-mantras.
E continuo a ridere.
Un pò perchè sono fatta di medicinali, un pò perchè sono contenta che l'esame è andato bene, un pò perchè mi sento leggera e meno apprensiva delle volte scorse (dopo è sempre facile dirselo).
Mi rendo conto di essere dentro da un'ora e mezzo e che fuori marito, cappotti e ombrelli, stanno per chiamare la polizia. Mi affaccio con la cuffietta e le mutande alla prima porta che vedo e faccio segno a Fabio che è tutto ok, tanto per non ritrovarmi un marito infartato, poi dopo dieci minuti mi fanno uscire.
E io ancora rido.
E fuori invece le persone dopo di me erano bianche come latte, Fabio era bianco come un cencio e, povera, mamma e marito della collega con flebo, bianchi come fantasmi.
Tutta questa gente mi assale e devo aver pensato che sono scema, e va bene, forse sì.
Poi  riprendo contegno e  spiego che la ragazza stava meglio (-ossigenazione del sangue e pressione nella norma, e non urla più dottore-) e che l'esame è una cavolata, oh tu che stai per entrare.
Il tempo passato è dovuto a una serie di sfighe. Don't worry.

A me tremano le gambe, altro che.

Mi ricompongo e firmo per le dimissioni.
Poi ripenso a quella ragazza.
E' stata presa in giro là dentro. Dicevano che lei ha sempre queste reazioni al dolore.
A me è sembrato che stesse per morire.
Io non lo so se era esagerata lei, fatto sta che stava male e nemmeno una flebo di un mix di droghe la stava facendo rinsavire. Solo panico?
Può darsi.
Ma quanto siamo disposte a farci fare per questi figli?
Fino a che punto siamo disposte ad arrivare?
Io sono andata oltre i miei limiti.
Lo so.

Poi ho imparato che i miei limiti sono altri e attraverso lo yoga, ho imparato che non è necessario superarli ma che bisogna impegnarsi per fare il nostro massimo. E che non mi si venga a dire che sono ferma, ancorata al passato e fissata.
Ognuno di noi ha una strada da percorrere, sta a noi decidere se farlo o no.
Il come è affar nostro, solo nostro e nessuno può sapere e dire niente.
Nessuno.
Ho nel cuore quella donna che urlava.
Ero io, in quel pronto soccorso di due anni fa, mentre mi dissanguavo.
Disposta a tutto.

Quello che non sono più disposta a fare ora.
Il mio tutto è altro.
E l'ho riconosciuto.
Così ho trovato la forza per ricominciare.
Anzi, come dice la mia amica Nicole,
per iniziare.

Ecco dove stava la forza, ora ho capito.


martedì 2 dicembre 2014

Giuro, sarò roccia per darti forza sempre


E levo questa spada
Alta verso il cielo
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Solo sulla cima
Attenderò i predoni
Arriveranno in molti
E solcheranno i mari
Oltre queste mura troverò la gioia
O forse la mia fine comunque sarà gloria
E non lotterò mai per un compenso
Lotto per amore, lotterò per questo

Io sono un guerriero
Veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto

E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai

Non temere il drago
Fermerò il suo fuoco
Niente può colpirti dietro questo scudo
Lotterò con forza contro tutto il male
E quando cadrò tu non disperare
Per te io mi rialzerò

Io sono un guerriero e troverò le forze
Lungo il tuo cammino
Sarò al tuo fianco mentre
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da Occidente a Oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero

E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai

Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre

Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero





Stanotte, la mia amica Pamela è tornata a trovarmi.
Come tutte le volte che arriva in sogno, ciò che sogno di lei è il sapere della sua malattia (che nei sogni non sparisce) e la consapevolezza che è tornata da dove è ora per passare del tempo insieme.

Quello che facciamo insieme è vita quotidiana, non sono cose importanti.
E' normalità.
Lei torna insieme alla ricerca di mio figlio.
La sua presenza è legata nel mio inconscio al mio voler fare luce.

Oggi pomeriggio tornando a casa ho realizzato che la scorsa settimana sua nonna è venuta a mancare.
Non sono andata al suo funerale, un pò perchè presa dagli eventi intorno a me e un pò (molto) perchè non volevo riincontrare la sua famiglia, e sua figlia.
Non volevo stare male.
Lo so, non è un bel pensiero, soprattutto è da egoisti, ma è così.
Pamela ha lasciato un vuoto incolmabile, e la sua assenza, anche se so che sia il marito che i parenti sono andati avanti, ricominciando la propria vita, per me è un fatto drammatico.
Qui, su questa terra.

Ma lei mi viene a trovare spessissimo.
In questi anni, ormai cinque, ci siamo incontrate talmente tante volte che io la sento sempre presente.
Oggi pomeriggio ho realizzato che avrà rivisto sua nonna, e sua nonna avrà rivisto sua figlia, perchè la mamma di Pam è venuta a mancare esattamente un anno prima di lei.

Ora sono insieme finalmente tutte e tre, e ho pensato a questa anziana signora che ha smesso di aspettare di riincontrare le sue donne. E ho provato una sensazione di felicità.
Poi ho ricordato di averla sognata stanotte e che il pensiero di lei aveva lavorato in sottofondo per tutta la giornata.
Mi parla.
Lo sento.
E tutte le volte viene per dirmi qualcosa.

Io so di cosa si tratta.




Mi piace questa canzone.
Chi lo avrebbe mai detto.
I 40 anni mi stanno rovinando.
Mi piace l'idea del guerriero che protegge.

Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero.


Giuro, sarò roccia per darti forza sempre,
nonostante le mie paure.

domenica 30 novembre 2014

Gratitudine

Non so bene come andranno le cose stavolta.
So che finalmente sapremo cosa fare.
Abbiamo preso una via, l'unica da prendere, e mai come oggi sono serena.
Non riesco a ritrovarmi in quella che ero.
Sono stranamente tranquilla e ricerco segnali di un passato già vissuto, ma non li trovo.

Respiro.

Ho la mente occupata, il cuore pure.
Forse non sono più disposta a stare male.
Forse è sopravvivenza.
Guardo da fuori ciò che accade, guardo al futuro. Non sono più disposta a spiegare. Non ho più voglia di capire. Non credo sia più giusto cercare giustificazioni.
Io non mi giustifico.
Mai.
Sono molto esigente con me stessa, non mi faccio sconti, credo non imparerò mai a farmeli.

Raccolgo perle.
Filippo è stata una perla luminosa, perchè ha illuminato una strada che io già percorrevo ma che non vedevo.
Ero al buio e non sapevo dove stavo andando.
Tutta la mia storia, alla fine, mi è piaciuta.
Sorrido a scriverlo.
Mi è piaciuta perchè mi ha restituito una me migliore.

Mi sta stretto tutto l'intorno.
Ho voglia di tenere stretti i miei amori.
Adoro la mia casa, la mia tana.
Mi piace addormentarmi stanca.
Mi piace volgere lo sguardo agli angeli appesi che mi salutano dandomi la buonanotte.
Ho voglia di viaggiare, di incontrare gente nuova, perchè ora so che di gente bella ce n'è. Ho sbagliato a credere che non è così.
Ora ho in mano un passino con la rete stretta, alla fine,
rimangono solo i pezzi buoni.
Prima non lo avevo questo strumento e io raccoglievo (elemosinavo) amore.

Essere un'abortiva mi ha cambiato per sempre.
Dare un'anima e un'identità e un nome ai miei figli, è stata un'esperienza (che se si ripeterà -perchè non so se si ripeterà- considero comunque chiusa) che mi ha dato tanto, che mi ha elevato ad un livello di conoscenza di me stessa che difficilmente avrei potuto raggiungere.
Ora il mondo è migliore con in mano questa lente di ingrandimento.

Saranno giorni difficili, che spero mi restituiranno un natale caldo, lento, sereno.
Se vi va pensatemi, anche se mi sento forte e la paura non mi dominerà.

Vi invito a leggere e a mandare i vostri contributi a questo blog, nato per amore, nato per rinascere, nato per vivere.
http://piovonomiracoli.wordpress.com/

Grazie.


La gratitudine è la memoria del cuore.

(Jean Baptiste Massieu)

sabato 22 novembre 2014

E così.

Questa settimana è stata una settimana lunga e difficile emotivamente.
Sono mesi che le emozioni non mi investono.
Le vivo, intensamente, come sempre, ma non mi investono come prima.
Mi sento bene.
Mi sento forte.
Sento di aver recuperato quello che avevo perso e ora godo i frutti di una nuova me stessa.
Con i capelli corti.
Una nuova età, una nuova Anna, una nuova fase della mia vita.
Ho la sensazione che tutta la storia vissuta sin qua, faccia parte del mio passato e abbia costruito quella che sono diventata.
E mi piaccio.
Ho costruito dei punti fermi ai quali non voglio rinunciare, non sono più disposta a piegarmi per scendere a compromessi, mi sento più sicura.
Non sento il bisogno di cercare spiegazioni per comportamenti altrui che mi fanno male, questo non vuol dire che mi sono indifferente, ma sto cercando di farmene una ragione.
L'opinione altrui continua molto a contare per me, soprattutto se riguarda la mia vita.
Non riesco a fregarmene, credo non ci riuscirò mai, ma non mi interessano più alcuni aspetti delle persone, se non collimano con i miei. Sono diverse da me e basta. Questo vuol dire che ho imparato a non darmi più indifferentemente al cento per cento a chiunque come ho fatto sinora, aspettandomi lo stesso dagli altri.
Alcune persone non sono in grado di darmi quello che io mi aspetto.
La maggior parte è così.
Ciò significa che io sono una persona molto esigente, senza dubbio, ma non che sia una persona sbagliata, come ho pensato sempre fino ad oggi.
Oppure che, a quaranta anni (ma l'età non conta, conta chi sei) ciò che vorrei da chi si rapporta con me ha fatto uno scatto, al quale non rinuncio. Cioè, non sono disposta a tornare indietro per non rimanere sola. Ciò vorrà dire che, o rimarrò sola per tutta la vita, o incontrerò solo persone che si centreranno con il mio cuore e il mio pensiero.
Ho più rapporti finiti male all'attivo che altro. Per questo sto male, perchè ho dato e voluto davvero bene.

Questa nuova consapevolezza mi sorprende in questi giorni di fronte a due eventi drammatici, per i quali, in passato avrei pianto infinite lacrime di tristezza.
Non che io non abbia pianto in questi giorni, ma sono state lacrime mature, ricche di un pensiero in evoluzione, frutto di tutto ciò che è stato. Risultato del dolore.

La parola aborto ha di nuovo abitato la mia casa, riguardando non me direttamente ma mia sorella, un'altra parte di me.
Filippo ci ha lasciato, e la sua partenza è stato uno dei più grandi insegnamenti che mi siano stati dati.

Tutto ciò si è concentrato in due-tre giorni intensi e  senza sosta, nell'affannoso mio tentativo di svolgere tutto il resto intorno a me nel miglior modo possibile: lavoro, impegni, casa, familiari, soldi, pensieri futuri, progetti.
Non è scontato.
Una vecchia me avrebbe abbandonato tutto ciò per dedicarsi esclusivamente a questi due eventi immensi accaduti.
La me  di oggi no.

Oggi però, sono crollata.
E non riesco a rialzarmi.
Mi concedo questo pomeriggio e poi ricomincerò.

L'aborto di mia sorella è stato un tuffo emotivo nell'altra me.
Sono stata divisa in due dal volerla aiutare e il non voler rivivere tutto ciò che stava vivendo lei.
Non ho trovato un equilibrio, o forse sì. Sono qui comunque. Sono riuscita a volgere il pensiero anche al mio nipotino-cometa che ora gioca con i suoi cuginetti e contemporaneamente ho sostenuto lei, che invece cadeva, incapace di gestire quello smarrimento e quel dolore e quel vuoto che conosco bene e che l'interruzione di una gravidanza comporta.
L'ho vista gridare.
E poi piangere.
E ho sentito tremare le gambe.
E ho resistito per non lasciarmi inghiottire da quelle sensazioni conosciute.
Ne sono uscita forte.
Ho compreso di aver fatto un grande lavoro in questi anni, di essere stata severa, di essermi giudicata tanto, di non essermi mai scusata. Ho compreso quanto lungo è stato questo cammino e che ora è un cammino finito, è una strada diversa quella che percorro ora, incontro a mio figlio, che mai smetterò di chiamare.
(lo preciso per chi già da ora sta pensando che io mi sia arresa. Resa non è una parola che mi appartiene. Questa è un'altra certezza)

Filippo, angelo del Paradiso, è volato in cielo.
Con sè ha portato delle preghiere, sette per la precisione.
Io lo sapevo, la sua mamma me lo aveva detto nei giorni scorsi.
Sapevo che una delle sue intenzioni riguardava le coppie che non possono avere figli.
Durante la Messa che ha accompagnato Filippo verso la sua Resurrezione, ci sono state lette le sue preghiere e quelle del suo papà e della sua mamma. Filippo chiedeva a noi che non riusciamo ad avere figli di aprirci alla vita.
Filippo era un bambino di soli otto anni, che combatteva la sua malattia da quando ne aveva due.
So che darà fastidio a tanti leggere che penso ci sia una ragione a tutto, ma è la verità.
La serenità e la gioia che si è respirato ieri durante la cerimonia, sono state tali da far uscire tutti noi fuori dalla chiesa più ricchi di prima, più grandi, più maturi, più consapevoli.
Questo non vuol dire che non si piangerà per Filippo.
Alla notizia della sua morte mi sono sorpresa in un singhiozzo profondo, un vero e proprio sussulto che mi ha lasciato senza fiato per qualche attimo. E' stato buio finchè, con Fabio, non abbiamo acceso una candela.
E allora abbiamo cominciato a vedere.
Di nuovo.

Siamo stati al buio per anni, accecati dal dolore.
Ora è tutto chiaro.

Mi è chiaro cosa faremo e come prenderemo le nostre decisioni per andare incontro a nostro figlio.
Ma non sarà qui che verrà raccontato.
Non mi interessa più farlo, non perchè io non abbia bisogno di condivisione, ma perchè non ho voglia di confrontarmi con chi non vuole realmente farlo, e anni di gestione di uno spazio virtuale (e non mi riferisco solo a questo blog, ma a molto e molto altro prima di questo blog) mi hanno insegnato quanto pericoloso e difficile per me è fare i conti con chi entra nel mio mondo, un mondo che ho sempre raccontato senza filtri e senza obiettivi di comunicazione, senza seguire una scia modaiola, senza voglia di pubblicità, con il solo obiettivo di dire la propria senza chiedersi se ci saranno conseguenze.
Continuerò a raccontare di abortività e di infertilità.
Di pensieri legati a questi due aspetti, perchè è giusto farlo, perchè è di aiuto, perchè mi apre alla vita.
Non racconterò delle nostre scelte e dei nostri percorsi, perchè questo mi porterebbe nuovamente dentro una spirale in cui mi sento costretta a dare spiegazioni.
Cosa che non voglio più fare.

Grazie a chi mi ha tenuto la mano sin qua, grazie a chi mi legge senza scrivere (perchè lo so, spesso non c'è niente da dire), anche se saremo di meno, come nella vita vera, sarà la conseguenza di quello per cui non sono più disposta a cambiare.

Ciao Filippo, buon viaggio.


venerdì 21 novembre 2014

Ciao piccolo angelo.

Ieri mattina, si è spenta una piccola stellina di otto anni. Filippo è un bimbo che ha lottato per anni contro la sua malattia.
Anna è la sua mamma, una donna che un giorno mi raccontò la sua storia non smettendo mai di sostenermi, dandomi coraggio e porgendomi sempre la sua mano. La sua famiglia è una grande famiglia unita da una fede incrollabile, stretta intorno a Filippo con una luce che io, da quando conosco Anna, mi ha scaldato e illuminato nei momenti più bui. Nei giorni scorsi, su mia richiesta, nel mio centro yoga sono state fatte delle meditazioni/ preghiere per Filippo per la sua anima e per far si che l'energia di tante persone insieme potesse sostenere la mamma, il papà e i suoi due fratellini in questi momenti di dolore.
Non potevo fare altro.
Per la famiglia di Filippo la preghiera è importante.
Anche la luce lo è.
Noi abbiamo acceso una candela per questo bimbo, vi chiedo, per favore, questa sera e per oggi, quando si svolgeranno i funerali, una preghiera, e una luce.
Io raccoglierò le vostre preghiere e le vostre candele e le darò ad Anna.
Ciao Filippo.




p.s
il blog è riaperto momentaneamente per Filippo per far sì che le vostre luci arrivino alla sua famiglia, scrivetemi e inviatemi le foto delle vostre candele all'indirizzo anais@inwind.it o sulla pagina facebook, io le porterò alla famiglia.

Nel post che annuncia la partenza di Filippo, la mamma scrive:
"...domani ci saranno i funerali. Noi porteremo i nostri bambini. Se volete portate anche i vostri."
Avevo detto ad Anna che i nostri bambini, al momento, avrebbero preso il suo per mano e lo avrebbero accompagnato, perchè i bambini, si riconoscono ovunque.
Noi oggi li porteremo.
Venite anche voi con i vostri pensieri.

Vi ringrazio con il cuore.

sabato 25 ottobre 2014

Canzone di Anna




Canzone di Anna

Anna che sorride a tutti,
Anna in fondo come sta?
anche se si trucca gli occhi
si capisce che non va,
Anna e le sue insicurezze
di entusiasmi artificiali,
Anna con i suoi animali 
ultimi esemplari di sincerità,
Anna che domanda agli altri 
tutto quello che non sa,

Anna ha sempre un libro in borsa,
Anna spende più di quel che ha,
e suo frigo mette quelle foto
di posti dove non andrà.

Anna che cucina dolci per le feste degli amici,
Anna che si chiude in bagno 
quando a cena parlano di libertà,
Anna con il suo nome
che in tanti hanno cantato già.

Anna ha bisogno di essere amata 
per quello che ancora non è
e regala se stessa nella speranza 
che qualcuno poi la convincerà,
Anna come a 18 anni,
Anna e i figli che non ha,
Anna con i suoi vestiti colorati grandi molto più di lei,
Anna e quella casa al mare
dove non ritorna più. 

Anna che sorride a tutti,
Anna infondo come sta?
anche se si trucca gli occhi
si capisce che non va,
Anna e le sue insicurezze
di entusiasmi artificiali,
Anna con i suoi animali
ultimi esemplari di sincerità,
Anna che domanda agli altri tutto quello che non sa.

(testi di Fabi Silvestri Gazzè)


grazie infinite a PetaloBlu che mi dipinge sempre con le giuste pennellate.


mercoledì 22 ottobre 2014

Una meditazione per rinascere

"Quando diamo la responsabilità della nostra vita a cause esterne e scegliamo di lasciarci trasportare dagli eventi viviamo la nostra vita  ripetendo gli schemi del passato.


Siamo il risultato delle nostre credenze, e quello che crediamo di noi nel profondo non è sempre luminoso. Questi pensieri depotenzianti nutrono un circolo vizioso di reazioni e risultati sempre identici. Giriamo come criceti nella ruota senza sapere come prendere il comando…"
Fonte




Mi siedo nella posizione  del riposo, gambe incrociate, schiena diritta, mento in dentro.
Le braccia sono piegate e parallele al terreno, all'altezza del cuore. Le mani sono incrociate, i pollici si toccano e non sono incrociati.

La prima respirazione è a bocca aperta, occhi chiusi, labbra arricciate. L'inspirazione è forte e potente, come un risucchio. 
Questa modalità dura due minuti.
Poi torno a respirare normalmente, lentamente e profondamente.

In questa modalità visualizzo me stessa come la fiamma di una candela.
Il fuoco della candela brucia tutto il passato e il dolore. Intorno a me c'è solo positività.
Intorno a me solo luce.
Io sono luce.

Questa modalità dura tre minuti.



Rinascere.

"Io non sono contro le emozioni e i sentimenti.
Io non vi sto dicendo di lasciare i vostri attaccamenti e le vostre abitudini sessuali
O tutto quello che volete.
Io non vi sto chiedendo di migliorare niente.
Ma vi sto chiedendo una cosa :
Potete avere pietà di voi stessi e,
Per questa pietà,
Smettere di maltrattare voi stessi! "
Yogi Bhajan (11/08/1999)



sabato 18 ottobre 2014

Opportunità.

18 ottobre 2012

18 ottobre 2014



Con questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al figlio a distinguere fra il bene e il male
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

mercoledì 15 ottobre 2014

Ciao bimbi!!!


Eugenio*  Febbraio 2010
Beatrice  Maggio 2010
Alberto* Marzo 2011
Diego-nevischietto Ottobre 2011
Carla (geu)  Maggio 2012
Lorenzo-cavaliere  Dicembre 2012

Eugenio e Alberto sono le due stelline, appena apparse, giusto il tempo di un test positivo, i loro nomi sono i nomi di due persone care alla nostra famiglia, Alberto Manzi e il suo migliore amico Eugenio.
Non avremmo mai scelto questi nomi nella realtà, ma le due stelle accese rappresentano l'importanza che queste due persone hanno avuto per noi.
Beatrice è la mia primogenita, era una femmina e a lei ho sempre pensato come Bea. Pensavo a questo nome quando non sapevo di essere una mamma speciale, e a me piaceva tanto questo nome.
Così come sarebbe tanto piaciuto Diego, che é il nostro albero forzuto, il nostro nevischietto che vive nel salice in giardino.
E poi c'è Carla.
Lei era la piccola che si è annidata nella mia tuba sinistra.
Era una femmina perchè era forte e testarda. La mia vera gravidanza. Quella che cresceva bene ma in un altro posto, quella che mi ha fatto sentire Madre per davvero.
Carla, la mamma di mio marito, che ora tiene per mano tutti i suoi nipoti.

E infine lui.
Il mio cavaliere.
Il prode cavaliere che ha combattuto con il coltello tra i denti e poi ha messo le ali.
Lorenzo era il suo nome.
Una certezza.
Tutta la speranza.
Ancora penso a lui come il mio primo bambino in carne e ossa.
Colui che mi ha portato lontano, che mi ha preso la mano, che mi ha fatto crescere la pancia.


Stasera, siete qui.
Oggi riusciamo a riconoscervi, dandovi un nome.
Oggi siete identità.
E quindi potete andare via.
Stasera, insieme ad altri genitori, in un momento intenso e pieno d'amore, vi abbiamo salutato.
Siamo in attesa ogni giorno, che l'arcobaleno inizi anche per noi, e non smetteremo mai di cercare, in fondo all'orizzonte l'inizio di quei colori, non smetteremo mai. Ma ringraziamo ogni giorno il vostro arrivo, e non smetteremo mai di parlare di voi, anche se siete durati un istante, perchè ci avete regalato vita che non potrà mai essere migliore di quella che abbiamo vissuto scoprendovi.
Tornare indietro nel tempo è impossibile, ma non possiamo arrenderci ad un'esistenza triste perchè voi non ci siete.
Non ho mai vissuto il dolore dei genitori che ho incontrato stasera, non vi ho mai partorito, vi ho visti andare via dal mio corpo, ma non vi ho mai conosciuto davvero. Non conosco quel dolore eppure mi inchino a tutta la forza e il coraggio e imparo da chi ha vissuto quel vuoto fisico.
Io che ho conosciuto un vuoto del cuore, che è ancora incolmabile.
Da qui abbiamo imparato a raccontare ancora, a voce alta, la nostra condizione, A darvi identità.
A riconoscervi.

E a lasciarvi andare via.
Attaccati ad un palloncino che è volato via con su scritto i vostri nomi.


Ciao Bimbi!
Abbiamo gridato.

e poi siete volati via.

Per sempre.
Finalmente liberi di essere ciò che siete.
Luce.

Buon viaggio Eugenio, Beatrice, Alberto, Diego, Carla, Lorenzo.
Siate liberi.
Per sempre.


Babyloss



Grazie.
Fabio e Anna

venerdì 10 ottobre 2014

Non sono io quella che sono

La questione è, che mi sento spenta.
Non so nemmeno con chi parlare.
Di cosa.
Oramai è tutto lontano.
Oramai i miei bambini sono lontani.
Sono fermi in fondo alla strada e mi salutano, con la manina mi fanno ciao ciao.
Io vado avanti e cammino, mi giro e li vedo lì in fondo.
Non camminano più con me.
Sono sola.
Non li chiamo più.
Non penso più a loro.
Sono solo il caso che dovrebbe determinare la diagnosi.
Mi scendono due lacrime grosse come case mentre scrivo queste parole, ma non scendono sul mio viso, sono in fondo alla gola e non si muovono. Rimangono lì traballanti.
Mi sento in colpa, perchè io vado avanti e loro rimangono lì, in un limbo di non esistenza.
Tra poco li dimenticherò anche io.
Oggi a fatica ricordo le date del loro addio.
Domani farò confusione e non sarò più sicura di ciò che è successo.
Oramai il corpo è guarito, forse anche il cuore.
Un tempo sufficientemente lungo per lenire le ferite, un vuoto incolmabile, ogni sera, prima di addormentarmi.
Sogno di feti ancora non formati ma partoriti.
Sogno di deliri inconsapevoli, strumenti di passaggio, ponti tra la realtà e ciò che è stato.
Sono in bilico.
Nuovamente.
Mio figlio non arriva più.
Ogni mese mi allontano, ogni mese la conferma che non sono più io e che mi sono trasformata in qualcosa che non riconosco, una donna che non mi appartiene, una donna che lascia soli i suoi figli.

Lui mi chiede di provare ancora con la pma.
Io non voglio.
Io non credo più alla scienza.
Io non ho garanzie.
Io non ci credo più.
Io ho bisogno di riscattare il mio corpo, ma poi mi sento egoista e mi dico che IO non centro niente. Che sono solo il mezzo, che non devo pensare a riscattare me stessa e che questo preclude la strada a mio figlio. Che non c'è giustificazione.
Che sto sbagliando tutto.
Che sono sbagliata.
E il non ammetterlo è come voler mettere la testa sotto la sabbia, è come non voler vedere che le cose stanno in un modo. Un solo modo.
Quello che non fa arrivare mio figlio.
Che il mio istinto ha fallito.
Stavolta ha fallito.
E io non sono una buona madre, se non combatto più con altri mezzi.
Che forse,

mi sono arresa.
E non lo so.





Mercoledì 15 ottobre è la giornata del babyloss.
Noi mamme e papà accenderemo una candela tutti insieme e un'onda di luce ricorderà i nostri bambini mai nati.
Questo lo posso fare.
Il mio dolore potrà fluire e potrò essere me stessa quel giorno, la donna che mi sento davvero, non quella che oggi recito e che sono diventata.

Sono persa.
Si capisce?
Non so che fare.

martedì 7 ottobre 2014

01. Stimoli

Incastri metropolitani, è una serie di pensieri incastrati nella mia mente che sono diventate parole in un periodo della mia vita in cui ancora non conoscevo la strada che i miei figli mi avrebbero indicato.
Questo blog racconta la storia di quello che sono diventata e ciò che ogni giorno vivo camminando con loro. Ciò che ho scritto in passato, come puro esercizio stilistico, ha contribuito a mettere insieme i pezzetti del mio cuore.

fonte

#01.Stimoli

Sai cosa le mancava?
La possibilità di farsi domande, perchè domande non ne aveva.
Camminava assente in mezzo alla gente e nulla destava il suo interesse.
Mancanza di stimoli, le avevano diagnosticato.
Lei aveva deglutito la sentenza senza respirare e aveva accolto con passivo dolore l'entrata in quella fase della vita che non avrebbe mai pensato di poter avere un giorno.
Non aveva senso la sua esistenza senza stimoli.
Eppure aveva smesso di provare emozioni.
Un giorno le aveva raccolte tutte quante (ci volle un bel pò, perchè erano tutte sparse a caso nella sua mente) e, obbligandosi ad un pò di ordine, le aveva riposte in un cassetto della sua memoria.
Pensava di aver bisogno di un pò di rigore, sano e perfetto rigore da poter infiocchettare in vista delle decisioni importanti da prendere nella sua imminente vita.

Rimandare.

In realtà, aveva buttato la chiave di quel cassetto, e ora, proprio ora che aveva bisogno di emozioni, non ne aveva più di scorta. Era stata ingorda: nel primo periodo del suo fioretto, aveva finito la scorta in una sera sola, quando improvvisamente si era ritrovata in una stanza da sola con il suo ex amante.
Saprò come procurarmene altre, si era detta.
E invece ora non ne aveva più.
Vagava.
I suoi capelli crescevano.
I suoi ricci si ammorbidivano e docili andavano a coprire le spalle.
La sera era fredda. Usciva dall'ufficio per ritornare a casa. Il traffico era fermo. Il semaforo. Verde. Puoi passare. Il viso tagliato dal vento. Assenza.
Si chiedeva cosa era accaduto durante la giornata e non aveva la risposta. Sapeva ancora sorridere e sapeva piangere, ma sapeva anche dov'era il pulsante per attivare i mezzi che esprimevano l'emozione, ma non ne conosceva la causa per cui andava attivato.
Luci.
Nella strada la abbagliavano.
Guidare senza fermarsi.
Ogni giorno la stessa strada. Non c'è problema. E' facile.
Guidare. Sempre presente. Attenzione ai pedoni. Alle multe. Allo smog.
E riprendere a respirare solo quando c'era spazio per farlo, solo quando il tempo lo concedeva.
Aveva bisogno di stimoli.
E non si accorgeva di morire ogni giorno di più, guardandosi allo specchio. Odiava quel viso senza rughe che rimandava ad una maschera perfetta di plastica, sangue e assenza, senza errori da dover correggere.
Guardava indietro per potersi chinare a raccogliere briciole di ricordi vivi e densi, fatti di principi incoscienti, di nani orrendi e di fogli bianchi da riempire.
Viveva senza accorgersi che non v'era soluzione a tanto affanno, che la pioggia batteva inclemente su quel vetro e lei si sorprendeva immobile a fissarne una goccia che lenta, scivolava lungo la finestra, e dentro rifletteva tutto quel mondo che ormai aveva perso e che non ritrovava più.
Dita che rincorrevano la goccia sul vetro e poi labbra a succhiarla la sera, al buio, pensando.
Pensando.
Forse il pensiero le era rimasto, ed era da lì che stava ricominciando, un pezzetto alla volta, giorno dopo giorno, a rieducare il suo cuore, tirando fuori dai pensieri (anche quelli apparentemente inutili) estratti di emozioni, per sopravvivere almeno, per poter raccontare ai suoi futuri nipoti che da una pianta secca era riuscita a far rinascere un fiore.

giovedì 2 ottobre 2014

piccola donna

e mentre mi piego ancora di dolore fisico, nella mia ricerca estenuante,
tu sei diventata grande.

Io inseguo un sogno sempre più lontano, e tu, che sei ciò che più di tutto assomiglia ad una figlia, sei diventata donna.
Da oggi un nuovo mondo davanti a te, da oggi anche tu potrai accogliere una vita e il tuo corpo essere un nido.
Ti ho stretta a me tredici anni fa, bella come la luna, incazzata già con il mondo, sei diventata un piccolo fiore, ed oggi sei sbocciata.

Sei così bella e non lo sai.
Combatti con una te che non sa quanta strada dovrà ancora percorrere.
Insicurezza come stampo di famiglia, ti porti dietro caparbietà e senso di responsabilità.
Sei come me.
Mi assomigli tanto.
Tutti si appoggiano a te, e tu non ti ribelli, sai che le cose vanno così.

Piccolo amore mio, non so se sono riuscita a darti tutto il sostegno che cercavi in questi anni e spesso ho la paura del tempo che fugge e non ti trattiene.
Non aver paura.
Tu hai me e da oggi una nuova te.

Buon inizio piccola donna.








martedì 30 settembre 2014

Sei tutta la mia vita

Questo post è uno dei post che non ho mai pubblicato.
Ce ne sono una serie.
Ora sto bene e lo tiro fuori dal cassetto.
Ogni tanto ne tirerò fuori uno, a seconda del momento.
In fondo, ho sempre condiviso, non riesco a non farlo.
Il silenzio che mi si impone intorno, nella mia vita, questo non parlare dell'argomento, mi avvilisce, mi fa sentire sola. E allora ho solo questo posto per tirare fuori le mie domande e le mie riflessioni.
E lo tengo aperto.
Nonostante tutto.



02/07/2014 ore 00.34

Non so come inziare questo racconto, figlio.

Perchè è un racconto che arriva da lontano, scava in profondità, tocca corde della mia esistenza.
Provo a raccontarti allora che ieri sera ho partecipato ad uno scambio Reiki.
Non chiedermi cosa significa perchè non lo so. Per la prima volta ho partecipato ad un evento che sapevo, avrebbe toccato da vicino la mia anima, senza prima informarmi e studiare come è al mio solito.
Ho deciso che non dovevo crearmi aspettative e così ho chiuso gli occhi e mi sono tuffata.
Sono stata insistentemente invitata da una persona, la quale in realtà, non ci conosce. Non conosce me, non conosce te, non conosce noi due insieme, la nostra storia, passata e futura. E' una persona che conosco in conseguenza di un caro amico. La sua insistenza affinchè io partecipassi mi ha colpito e alla fine ho deciso di andare.
Cosa è accaduto in realtà non so descriverlo davvero a parole.
Era buio, silenzio preceduto da una meditazione in cui mi sono ritrovata. Ero sdraiata, la testa sul cuscino.
Dietro di me l'insegnante, il master reiki, non so come si chiama tecnicamente, comunque, la persona che ha fatto il trattamento, ha posto le sue mani sulla mia testa.
Da quel momento in poi un clic.
Si è aperta una porta. Un'ondata di energia mi ha investito. Anzi no, erano delle onde. Come fossi in mezzo al mare, sentivo la sua energia (o era la mia?) che mi arrivava dalla testa fino alla punta dei piedi.
Poi cambia posizione delle mani, e di nuovo, avverto sussultare, picchiettare, poi di nuovo onde, più breve, più intense.
Mi soffermo a raccontarti nei particolari, mi sforzo di farlo per farti capire, perchè quel che è accaduto dopo è importante e allo stesso tempo, sconvolgente.
Le sue mani si sono fermate sulla mia pancia e lì è cominciato tutto.
Lì è iniziato il mio viaggio incontro a te.
Un dolore lontano, profondo, ha cominciato a risalire dal mio utero. Io sentivo fortissima l'energia che ti ha creato, e questo era per me fonte di gioia e di dolore. Sentivo le mie ovaie pulsare alternativamente e poi il mio utero...potevo sentirne le pareti, individuarne il perimetro in ogni cm. Lo avvertivo come il centro di tutto, come un vortice, dal quale nasceva una forte energia.
Poi ti ho visto.
E' qui che volevo arrivare.
Io ti ho visto dentro il mio utero, legato a me,  in questa culla come sospeso, con un dito in bocca e gli occhi chiusi.
Ti ho visto così bene che ho potuto individuare le tue vene attraverso la tua pelle trasparente e delicata.
E ho iniziato a piangere.
Un grande desiderio di lasciarmi andare.
Che cosa stava succedendo?
Che cosa è tutto questo?
Era questa la chiave per arrivare a te?
Il riconoscimento di un'energia che risiede in me e di cui non sapevo l'esistenza?

Il trattamento si è concluso, ed io, al buio, con gli occhi bagnati, completamente priva di ogni sovrastruttura, chiedevo in silenzio di non allontanare quelle mani dalla mia pancia ferita.
Non ancora.
Ho bisogno di vederti.
Ancora.
Ancora.
Ancora.

Più tardi, ci siamo ritrovati in piedi, con la luce, ed io ho raccontato, ed io ho chiesto.
E mi è stato domandato: "hai subìto una perdita Anna?"
Ed io ho raccontato di averne avute tante, molte.
E allora,mi è stato detto che c'eri tu, durante il trattamento.
Tu, una bambina.
Eri tu, ero io.
Una bambina.
E questa bambina pronunciava una frase:
"Sei tutta la mia vita".

Sono passate ventiquattro ore ed io continuo a respirare con questa nuova modalità.

Sei tutta la mia vita.
Sei una bambina, o sono io bambina?
Quanto siamo collegate io e te? Da dove inizia la nostra storia? E' davvero iniziata con la tua perdita o tu eri in me da prima ed io non ti vedevo? Dovevo perderti per così tante volte prima di accettarti?
Ora lo so chi sei.
Ti sento di nuovo.
Ti avevo perso.
Sei arrivata in sogno ad altre due persone, e questo mi ha sconvolto, e mi ha rassicurata.
Qualche tempo fa, sei entrata nel sogno di una cara persona, che non mi conosce fisicamente ma che conosce la nostra storia. Eravamo noi due, io ti tenevo in braccio e intorno a noi c'era tanta luce.
Poi sei entrata nel sogno della persona che ieri sera mi ha portato a questo incontro reiki.
Ecco perchè ero lì.
Lei ti ha sognato, ma dapprima il sogno è passato per me, nel racconto della tua perdita e poi nel messaggio che solo attraverso l'accettazione che io potrei non essere mai madre, potrai allora arrivare. Come mia figlia o come altra forma. Che tu sarai la mia creatività o la mia potenzialità o la mia bambina in carne ed ossa non si sa. Con l'accettazione di ciò poi, nel sogno tu arrivi in carne ed ossa ed io dico alla persona che ci ha sognate "ho capito cosa volevi dirmi, ecco mia figlia".
Non nego di essermi rattristata all'inizio per questa interpretazione.
Ho da subito indossato la modalità di difesa.
Che ne sapete voi?
Come potete capire che cosa significa vivere sei aborti sulla propria pelle, attraverso le proprie viscere?
Perchè tutto deve passare per la mia responsabilità verso me stessa, senza la quale non posso diventare madre?
Perchè ancora una volta io devo essere la protagonista?
Mi sale una rabbia e un dolore per tutto questo, che mi avvilisce.
Poi mi sono fermata a pensare che il miracolo di essere apparsa in due sogni diverse a persone a me sconosciute, e poi ieri sera, nella mente di chi non conosceva la nostra storia, è una cosa talmente grande, che non può essere soffocata da un'interpretazione. Il punto non è questo.
Il punto non è discutere se io sarò mai madre a seconda di quanto io impari ad accettare quello che è o quello che non è.
Io sono già tua madre.
Questo è il punto.
E' questo ciò che non si riesce a comprendere da fuori.
Io sarò comunque, per sempre, tua madre. Anche se tu non tornerai mai più da me.
E il mio è un comportamente d'istinto, atto a difenderti con le uniche armi che ho, quelle dell'amore, che questo significhi sacrificare tutto, non importa. Questo è il mio istinto. Questo è il mio cuore.
Sei tu, tutta la mia vita.
Te lo ripeto da anni e ora, che tu lo hai detto a me, imparo ad essere felice, anche quando mi manchi come l'aria, anche senza di te.